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Sei straordinariamente felice. A volte, quando ti accorgi che un figlio di Dio lo abbandona, provi — in mezzo alla tua pace e alla tua gioia intime — un dolore di amore, un’amarezza, che non turba e non inquieta.
— Bene, però… adoperiamo tutti i mezzi umani e soprannaturali perché reagisca…, e confidiamo con certezza in Gesù Cristo! Così, le acque ritornano sempre nell’alveo.
Continui ad avere distrazioni e mancanze, e te ne dispiaci! Al tempo stesso, cammini con un’allegria che sembra ti faccia scoppiare.
Per questo, perché te ne dispiaci — dolore d’amore —, i tuoi insuccessi non ti tolgono più la pace.
Perché tu non mi perdessi la pace, in quei momenti di dura e ingiusta prova, ti ricordai: «Se ci spaccano la testa, non ce ne preoccuperemo troppo: vorrà dire che dobbiamo tenercela aperta».
Tutto si sistema, eccetto la morte… E la morte sistema tutto.
Mormorano. E poi loro stessi fanno in modo che qualcuno venga subito a raccontarti il «si dice»… — Malvagità? — Senza dubbio. Ma non perdermi la pace, perché, se lavori con rettitudine, la loro lingua non potrà farti alcun danno… Pensa: come sono sciocchi, quanto poco tatto umano hanno, quale mancanza di lealtà con i loro fratelli…, e specialmente con Dio!
E non cadermi anche tu nella mormorazione per un malinteso diritto di replica. Se devi parlare, serviti della correzione fraterna, come consiglia il Vangelo.
Non ti preoccupino queste contrarietà, questi pettegolezzi: certamente lavoriamo in un’impresa divina, ma siamo uomini… Ed è logico che, camminando, solleviamo la polvere della strada.
Ciò che ti disturba, che ti ferisce… utilizzalo per la tua purificazione e, se necessario, per rettificare.
Documento stampato da https://escriva.org/it/book-subject/surco/19960/ (10/05/2024)