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Ci sono 12 punti in «Colloqui con monsignor Escrivá» il cui argomento è Opus Dei  → libertà e responsabilità personali.

In qualche occasione, parlando della realtà dell'Opus Dei, lei ha affermato che si tratta di una “disorganizzazione organizzata”. Potrebbe spiegare ai nostri lettori il significato di questa espressione?

Intendo dire che noi attribuiamo un'importanza primaria e fondamentale alla “spontaneità apostolica della persona”, alla sua libera e responsabile iniziativa, sotto la guida dello Spirito; e non alle strutture organizzative, agli ordini, alle tattiche, e ai programmi imposti dall'alto, in sede di governo.

Un minimo di organizzazione esiste, logicamente: c'è un organo direttivo centrale, che funziona sempre collegialmente e ha la sede a Roma, e ci sono degli organi regionali, anch'essi collegiali, presieduti da un Consigliere2 (vedi nota in calce al paragrafo). Ma tutto il lavoro di questi organismi tende essenzialmente a una sola meta: fornire ai soci l'assistenza spirituale necessaria per la loro vita di pietà, e una adeguata preparazione spirituale, dottrinale e umana. Poi, ciascuno impari a nuotare! Agisca cioè come vero cristiano per santificare le vie degli uomini, perché tutte hanno il profumo del passaggio di Dio.

Arrivato dunque a questo limite, l'Opus Dei come tale ha esaurito il suo compito — quello stesso per cui i soci si sono associati —, e non ha più nessun'altra indicazione da dare: non può e non deve farlo. Da quel momento comincia la libera e responsabile azione personale di ciascuno dei soci. Ognuno — con spontaneità apostolica, agendo con piena libertà e formandosi con autonomia la propria coscienza di fronte alle decisioni concrete che deve prendere — ognuno, dico, si sforza di tendere alla perfezione cristiana e di dare una testimonianza cristiana nel proprio ambiente, santificando il proprio lavoro manuale o intellettuale. Naturalmente dal momento che ciascuno prende con autonomia queste decisioni nella sua vita secolare, nelle realtà temporali in cui agisce, si osservano spesso opzioni, criteri e modi di agire diversi: in altri termini, si produce questa benedetta “disorganizzazione”, questo giusto e necessario pluralismo che è una caratteristica essenziale del buono spirito dell'Opus Dei, e che a me è sembrato sempre l'unico modo retto e giusto di concepire l'apostolato dei laici.

Le dirò di più: questa “disorganizzazione organizzata” appare anche nelle stesse opere d'apostolato che l'Opus Dei promuove come tale, nell'intento di contribuire — anche sul piano associativo — a risolvere cristianamente i problemi che si pongono alle comunità umane dei diversi Paesi. Queste attività e iniziative dell'Opera hanno, sempre, un carattere direttamente apostolico: sono cioè opere educative, assistenziali o di beneficenza. Ma dato che è proprio del nostro spirito stimolare lo scaturire di iniziative “dalla base”, e dato anche che le circostanze, i bisogni e le possibilità di ogni nazione o gruppo sociale sono peculiari e generalmente assai diversi da un caso all'altro, la direzione centrale dell'Opus Dei lascia alle direzioni regionali (che godono di un'autonomia pressoché totale) la responsabilità di determinare, promuovere e organizzare le attività apostoliche che ritengono più opportune: può trattarsi di un centro d'istruzione superiore o di un collegio universitario, come pure di un ambulatorio medico o di una scuola agraria. Come logico risultato, disponiamo di un molteplice e variopinto mosaico di attività: un mosaico “organizzatamente disorganizzato”.

Potrebbe descrivere le differenze che ci sono tra il modo in cui l'Opus Dei, in quanto tale, compie la propria missione, e il modo in cui i soci dell'Opus Dei, in quanto individui, realizzano i propri impegni? Per esempio, quali criteri influiscono nel considerare più opportuno che un progetto — un collegio universitario o una casa di ritiri — sia realizzato dall'Opera, e un altro — un'impresa editoriale o commerciale — da persone singole?

L'attività principale dell'Opus Dei consiste nel dare ai suoi soci, e a tutte le persone che lo desiderano, i mezzi spirituali necessari per vivere da buoni cristiani in mezzo al mondo. Pertanto l'Opera fa loro conoscere la dottrina di Cristo e gli insegnamenti della Chiesa; infonde in loro uno spirito che li spinge a lavorare bene, per amore di Dio e al servizio di tutti gli uomini. In poche parole, li aiuta a comportarsi da cristiani: a convivere con tutti, a rispettare la legittima libertà di tutti e a fare che questo nostro mondo sia più giusto.

Ogni socio si guadagna da vivere e serve la società con la stessa professione che aveva prima di aderire all'Opus Dei o che eserciterebbe anche se non appartenesse all'Opera. E così alcuni sono minatori, altri insegnanti in scuole o università, altri sono commercianti, casalinghe, segretarie, contadini. Non c'è nessuna attività umana onesta che un socio dell'Opus Dei non possa esercitare. Per fare un caso concreto, uno che prima di appartenere alla nostra Opera lavorava in un'attività editoriale o commerciale, continua a farlo in seguito. E se a motivo di questo lavoro o di altro, cerca un nuovo impiego, o decide, con i propri colleghi di professione, di fondare una qualsiasi impresa, sarà lui a decidere liberamente, accettando personalmente i risultati della sua attività e rispondendone anche di persona.

Tutta l'azione dei dirigenti dell'Opus Dei si fonda sul più delicato rispetto della libertà professionale dei soci: questo è un punto di capitale importanza, dal quale dipende l'esistenza stessa dell'Opera, e che pertanto viene osservato con fedeltà assoluta. Ogni socio può lavorare professionalmente negli stessi settori che avrebbe scelto se non appartenesse all'Opus Dei; in tal modo, né l'Opus Dei in quanto tale, né gli altri soci hanno nulla a che vedere con il lavoro professionale di un determinato socio. Ciò a cui i soci si impegnano, vincolandosi all'Opera, è di promuovere la ricerca della santità cristiana, valendosi del proprio lavoro come occasione e mezzo di santificazione, e maturando una chiara coscienza del carattere di servizio all'umanità che deve avere ogni vita cristiana.

La missione principale dell'Opera — come ho già accennato — è quindi di formare cristianamente i suoi soci e le altre persone che desiderano ricevere formazione. Il desiderio di contribuire a risolvere i problemi che riguardano la società e ai quali tanto può apportare l'ideale cristiano, induce inoltre l'Opera in quanto tale, come istituzione, a svolgere alcune attività e a promuovere iniziative. Il criterio in questo campo è che l'Opus Dei, che ha fini esclusivamente spirituali, possa realizzare solo attività che costituiscono in modo chiaro e immediato un servizio cristiano, un apostolato. Sarebbe assurdo pensare che l'Opus Dei in quanto tale si possa dedicare a estrarre carbone dalle miniere o a promuovere una qualsiasi impresa di tipo economico. Le sue opere proprie sono tutte attività direttamente apostoliche: scuole per la formazione dei contadini, ambulatori medici in zone di sottosviluppo, centri per la promozione sociale della donna, ecc. Vale a dire, opere assistenziali, educative o di beneficenza, come quelle che sogliono realizzare in tutto il mondo istituzioni di qualunque confessione religiosa.

Per portare avanti queste iniziative ci si basa in primo luogo sul lavoro personale dei soci, che a volte si dedicano ad esse a tempo pieno. E si conta anche sull'aiuto generoso di tante persone, cristiane o no. Alcuni si sentono spinti a collaborare per ragioni spirituali; altri, pur non condividendo i fini apostolici, perché vedono che si tratta di iniziative a beneficio della società, aperte a tutti, senza discriminazioni di razza, di religione, o di ideologia2.

Tenendo conto che ci sono soci dell'Opera nei più diversi strati della società, e che alcuni di essi lavorano od occupano posti direttivi in aziende e in gruppi di una certa importanza, si può pensare che l'Opus Dei intenda coordinare queste attività secondo qualche linea politica, economica, ecc.?

Niente affatto. L'Opus Dei non interviene per nulla in politica; è assolutamente estranea a qualsiasi tendenza o gruppo o regime politico, economico, culturale, o ideologico.

I suoi fini — ripeto — sono esclusivamente spirituali e apostolici. Dai suoi soci esige solo che vivano da cristiani, che si sforzino di modellare la propria vita sugli ideali evangelici. Non si immischia, perciò, in alcun modo nelle questioni temporali.

Se qualcuno non capisce tutto ciò, è forse perché non capisce la libertà personale, o non riesce a distinguere tra i fini esclusivamente spirituali per i quali si associano i soci dell'Opera, e il vastissimo campo delle attività umane — l'economia, la politica, la cultura, l'arte, la filosofia, ecc. — in cui i soci dell'Opus Dei godono di piena libertà e lavorano sotto la propria responsabilità.

Fin dal primo momento in cui si avvicinano all'Opera, tutti i soci conoscono bene la realtà della propria libertà individuale; e in tal modo, se per ipotesi uno di loro cercasse di far pressione sugli altri imponendo le proprie opinioni in materia politica, o volesse servirsi di loro per interessi umani, gli altri si ribellerebbero e lo espellerebbero immediatamente.

Il rispetto della libertà dei suoi soci è condizione essenziale per la vita stessa dell'Opus Dei. Se mancasse, nessuno aderirebbe all'Opera. Dirò di più. Se si dovesse verificare un'intromissione dell'Opus Dei in politica, o in qualunque altro campo delle attività umane — il che non è mai successo, non succede e, con l'aiuto di Dio, non succederà mai — il primo nemico dell'Opera sarei io.

L'Opus Dei insiste sulla libertà dei soci di esprimere le loro legittime convinzioni. Riprendendo il discorso da un altro punto di vista, fino a che punto lei pensa che l'Opus Dei sia moralmente obbligato a esprimere opinioni su questioni cruciali secolari e spirituali, pubblicamente o in privato? Ci possono essere situazioni in cui l'Opus Dei ponga la sua influenza e quella dei suoi soci a difesa dei princìpi che considera sacri, come per esempio, recentemente, in appoggio alla legislazione sulla libertà religiosa in Spagna?

Nell'Opus Dei cerchiamo sempre e in tutte le cose di sentire con la Chiesa di Cristo: non abbiamo altra dottrina che quella insegnata dalla Chiesa per tutti i fedeli. L'unica cosa peculiare che abbiamo è una spiritualità propria, caratteristica dell'Opus Dei, vale a dire un modo determinato di vivere il Vangelo, santificandoci nel mondo ed esercitando l'apostolato per mezzo del lavoro professionale.

Ne viene, come conseguenza immediata, che tutti i soci dell'Opera hanno la stessa libertà degli altri cattolici nel formare autonomamente le loro opinioni, e per agire di conseguenza. Pertanto l'Opus Dei come tale non può e non deve esprimere un'opinione propria, né la può avere. Se si tratta di una questione sulla quale c'è una dottrina definita dalla Chiesa, l'opinione di ciascun socio dell'Opera sarà quella dottrina. Se invece si tratta di una questione su cui il Magistero — il Papa e i Vescovi — non si sono pronunciati, ogni socio dell'Opus Dei avrà e sosterrà liberamente l'opinione che gli sembri migliore e agirà di conseguenza.

In altre parole, il principio che regola l'atteggiamento dei dirigenti dell'Opus Dei è il rispetto della libertà di scelta nelle cose temporali. Il che è cosa ben diversa dall'astensionismo, in quanto si tratta di porre ciascun socio davanti alle proprie responsabilità, invitandolo ad assumerle secondo coscienza, e impegnandosi liberamente. Pertanto non ha senso riferirsi all'Opus Dei quando si sta parlando di partiti, di gruppi o tendenze politiche o, in generale, di occupazioni e imprese umane; anzi è cosa ingiusta e al limite della calunnia, perché può indurre all'errore di dedurre falsamente che i soci dell'Opera sostengano collegialmente qualche ideologia, mentalità o interesse temporale.

Certamente i soci sono cattolici, e cattolici che cercano di essere coerenti con la propria fede. È così che li si può qualificare, se si vuole, a condizione di avere ben presente il fatto che essere cattolici non significa formar gruppo, neanche in campo culturale o ideologico né, a maggior ragione, in quello politico. Dall'inizio dell'Opera, e non solo dopo il Concilio, abbiamo cercato di vivere un cattolicesimo aperto, che difende la legittima libertà delle coscienze, spinge a trattare con carità fraterna tutti gli uomini, siano o no cattolici, e a collaborare con tutti facendoci partecipi dei molteplici e nobili ideali che muovono l'umanità.

Facciamo un esempio. Di fronte al problema razziale degli Stati Uniti, ogni socio dell'Opera terrà conto degli insegnamenti chiari della dottrina cristiana sull'uguaglianza di tutti gli uomini e sull'ingiustizia di qualsiasi discriminazione. Conoscerà anche e si sentirà sollecitato dalle direttive concrete dei Vescovi americani su questo tema. Difenderà pertanto i legittimi diritti di tutti i cittadini e si opporrà a qualunque situazione o progetto discriminatorio. Avrà presente, inoltre, che per un cristiano non è sufficiente rispettare i diritti degli altri uomini, ma che bisogna vedere, in tutti, dei fratelli ai quali dobbiamo un amore sincero e un servizio disinteressato.

Nella formazione che l'Opus Dei dà ai suoi soci si insisterà su queste idee più in America che in altri Paesi in cui questo problema particolare non si presenta o si presenta con minore urgenza. Quello che l'Opus Dei non farà mai, è proporre, o anche soltanto suggerire, una soluzione concreta del problema. La convenienza di appoggiare un progetto di legge o un altro, di iscriversi a un'associazione o a un'altra — o di non iscriversi a nessuna —, di partecipare o di non partecipare a una determinata manifestazione, è cosa che deciderà ciascun socio. E di fatto, si vede ovunque che i soci non agiscono in blocco, ma secondo un logico pluralismo.

Questi stessi criteri spiegano il fatto che tanti spagnoli soci dell'Opus Dei siano favorevoli al progetto di legge sulla libertà religiosa nel loro paese, così come è stato presentato recentemente. Si tratta ovviamente di una scelta personale, come altrettanto personale è l'opinione di coloro che criticano questo progetto. Ma tutti hanno imparato dallo spirito dell'Opera ad amare la libertà e a comprendere gli uomini di tutte le credenze. L'Opus Dei è la prima istituzione cattolica che, fin dal 1950, con l'autorizzazione della Santa Sede, ammette come cooperatori i non cattolici e i non cristiani, senza alcuna discriminazione, con amore per tutti

Senza dubbio, lei sa che in alcuni settori dell'opinione pubblica l'Opus Dei ha la fama di essere in un certo modo discussa. Potrebbe darmi il suo parere sul perché di questo fatto, e specialmente su come si risponde all'accusa di "segreto di cospirazione" e di "cospirazione segreta", che spesso si rivolge all'Opera?

Mi dà molto fastidio tutto ciò che può sembrare autoesaltazione. Ma visto che lei introduce il tema, non posso evitare di dirle che mi sembra che l'Opus Dei sia una delle organizzazioni cattoliche che ha più amici in tutto il mondo. Milioni di persone, e molti non cattolici e non cristiani, l'amano e l'aiutano.

D'altra parte, l'Opus Dei è un'organizzazione spirituale e apostolica. Se si dimentica questo dato fondamentale — e se non si vuole credere nella buona fede dei soci dell'Opus Dei che lo affermano — risulta impossibile capire quello che fanno. Di fronte all'impossibilità di comprendere, si inventano versioni complicate e segreti che non sono mai esistiti.

Lei parla di accusa di segreto. È una storia ormai vecchia. Potrei narrarle, punto per punto, l'origine storica di questa accusa calunniosa. Per molti anni, una potente organizzazione, di cui preferisco non parlare — l'amiamo e l'abbiamo sempre amata — si è dedicata a falsificare quello che non conosceva. Si ostinavano a considerarci religiosi e si domandavano: perché non pensano tutti allo stesso modo? perché non portano abito o distintivo? E traevano l'illogica conseguenza che noi costituissimo una società segreta.

Tutto questo è passato, e oggi una persona appena appena informata sa che non c'è alcun segreto. Non portiamo segni distintivi perché non siamo religiosi, ma comuni cristiani. Non pensiamo allo stesso modo, perché ammettiamo il massimo pluralismo in tutte le cose temporali e nelle questioni teologiche di libera discussione. Una migliore conoscenza della realtà, e un superamento di gelosie infondate, hanno permesso di chiudere questa triste e calunniosa vicenda.

Non c'è tuttavia da meravigliarsi che ogni tanto qualcuno voglia risuscitare i vecchi miti: poiché cerchiamo di lavorare per Dio e difendiamo la libertà personale di tutti gli uomini, avremo sempre contro i settari, nemici della libertà, a qualunque schieramento appartengano, tanto più aggressivi se sono persone che non possono sopportare neanche la semplice idea di religione, o peggio, se si appoggiano a un pensiero religioso di tipo fanatico.

Ciò nonostante, sono maggioranza — grazie a Dio — le pubblicazioni che non si accontentano di ripetere cose vecchie e false, e che sanno bene che essere imparziali non vuol dire diffondere una notizia che sta a metà strada tra realtà e calunnia, ma sforzarsi di rispecchiare la verità oggettiva. Personalmente penso che fa notizia anche dire la verità, specialmente quando si tratta di informare sull'attività di tante persone che, appartenendo all'Opus Dei o collaborando con essa, si sforzano, nonostante i loro difetti — ne ho io e non mi meraviglio che ne abbiano anche gli altri —, di realizzare un compito di servizio per il bene di tutti gli uomini. Smontare un falso mito è sempre interessante. Ritengo che sia un grave obbligo del giornalista documentarsi bene, e aggiornare le sue informazioni, anche se ciò richiede a volte di modificare i giudizi emessi in precedenza. È poi così difficile ammettere che una cosa sia pulita, nobile e buona, senza mescolarvi assurde, vecchie e screditate menzogne?

Informarsi sull'Opera è molto semplice. In tutti i Paesi essa lavora alla luce del sole, con il riconoscimento giuridico delle autorità civili ed ecclesiastiche. Sono perfettamente conosciuti i nomi dei suoi dirigenti e delle sue opere apostoliche. Chiunque desideri informazioni sulla nostra Opera, può ottenerle senza difficoltà, mettendosi in contatto con i dirigenti o rivolgendosi a qualche nostra opera apostolica. Lei stesso può essere testimone del fatto che nessuno dei dirigenti dell'Opus Dei o delle persone che curano i rapporti con i giornalisti ha mai trascurato di facilitarne il compito informativo, rispondendo alle loro domande o fornendo la documentazione adeguata.

Né io né alcuno dei soci dell'Opus Dei pretendiamo che tutti ci comprendano o condividano i nostri ideali spirituali. Sono molto amico della libertà e mi piace che ciascuno segua la sua strada. Ma è evidente che abbiamo il diritto elementare di essere rispettati.

E il fatto che ci siano dei soci dell'Opera nella vita pubblica spagnola non è servito a politicizzare in qualche modo l'Opus Dei in questo Paese? Questi soci non impegnano con la loro azione l'opera e la Chiesa stessa?

Questo non succede né in Spagna né in alcun altro Paese. Ripeto che ciascuno dei soci dell'Opus Dei agisce con piena libertà e con piena responsabilità personale, senza coinvolgere né la Chiesa né l'Opera, perché i soci non fanno leva né sulla Chiesa né sull'Opera per svolgere le loro attività personali.

Persone formate a una concezione militaristica dell'apostolato e della vita spirituale, saranno portate a interpretare il lavoro libero e personale dei cristiani come un'azione di gruppo. Ma io le dico, e non mi stanco di ripeterlo dal 1928 a questa parte, che la diversità delle opinioni e delle scelte pratiche, nelle questioni temporali e nel campo teologico lasciato alla libera discussione, non costituisce affatto un problema per l'Opera: anzi, il pluralismo che esiste ed esisterà sempre fra i soci dell'Opus Dei è una manifestazione di buono spirito, di onestà di vita, di rispetto delle legittime opzioni di ciascuno.

Vorrei sapere se l'Opus Dei in Spagna ha un suo indirizzo economico o politico. In caso affermativo, potrebbe definirlo?

L'Opus Dei non ha nessun indirizzo economico o politico, né in Spagna né in alcun altro luogo. Certo, ispirati dalla dottrina di Cristo, i suoi soci difendono sempre la libertà personale, il diritto di tutti gli uomini a vivere e a lavorare, a essere curati quando sono malati e quando giunge la vecchiaia, a farsi una famiglia e a mettere al mondo dei figli educandoli a seconda dei talenti di ciascuno, e a ricevere un trattamento decoroso, degno di uomini e di cittadini.

Ma l'Opera non propone nessuna strada determinata, né di tipo economico, né politico, né culturale. In questi campi, ogni socio ha piena libertà di pensare e di agire come meglio crede. In tutte le cose temporali i soci dell'Opera sono completamente liberi: nell'Opus Dei trovano posto persone di tutte le tendenze politiche, culturali, sociali ed economiche che la coscienza cristiana può ammettere.

Io non parlo mai di politica. La mia missione di sacerdote è esclusivamente spirituale. Del resto, anche se eventualmente esprimessi un'opinione in campo temporale, i soci dell'Opera non sarebbero affatto tenuti a condividerla.

Mai i dirigenti dell'Opera possono imporre un criterio di tipo politico o professionale agli altri soci. Se per ipotesi un socio dell'Opera tentasse di farlo, o volesse servirsi di altri soci per scopi umani, sarebbe espulso senza indugi, perché gli altri soci reagirebbero legittimamente.

Non ho chiesto e non chiederò mai a nessun socio dell'Opera qual è il suo partito, o quale dottrina politica sostiene, perché mi sembrerebbe un attentato alla sua legittima libertà. E lo stesso fanno i dirigenti dell'Opus Dei in tutto il mondo.

So, tuttavia, che fra i soci dell'Opera — in Spagna come in qualsiasi altro Paese — c'è di fatto gran varietà di opinioni, e non ho nulla da obiettare. Rispetto tutte queste opinioni, come rispetterò sempre qualunque scelta temporale fatta da un uomo impegnato ad agire secondo coscienza. Questo pluralismo non è, per l'Opera, un problema. Al contrario, è una manifestazione di buono spirito, che rende palese la legittima libertà di ciascuno.

Se, come affermano i suoi soci, l'Opus Dei è soltanto un'istituzione religiosa in cui ogni individuo è libero di seguire il proprio parere, come spiega l'opinione molto diffusa secondo cui l'Opus Dei è una organizzazione monolitica con posizioni molto definite in campo temporale?

Non mi sembra che tale opinione sia davvero molto diffusa. Parecchi organi della stampa internazionale, fra i più qualificati, hanno riconosciuto il pluralismo dei soci dell'Opera.

Ci sono state, certamente, alcune persone che hanno sostenuto l'opinione erronea a cui lei si riferisce. Può darsi che qualcuno, per motivi vari, abbia diffuso questa idea, pur sapendo che non corrisponde alla realtà. Penso che, in molti altri casi, ciò sia dovuto all'ignoranza, causata forse da insufficiente informazione. Non è strano che persone poco informate e non interessate a entrare in contatto personale con l'Opus Dei per informarsi meglio, attribuiscano all'Opera in quanto tale quelle che sono soltanto le opinioni di pochi soci.

In ogni caso, una cosa è certa: che chiunque abbia un minimo di informazione sulle vicende spagnole non può misconoscere la realtà del pluralismo esistente tra i soci dell'Opera. Lei stesso, sicuramente, potrebbe citare molti esempi.

Altro motivo di confusione può essere il pregiudizio inconscio di persone che hanno mentalità di partito unico, o in campo politico o in campo spirituale. Coloro che hanno tale mentalità e pretendono che tutti pensino allo stesso modo, trovano difficile credere che qualcuno sia capace di rispettare la libertà degli altri. E così attribuiscono all'Opera il carattere monolitico proprio dei gruppi a cui appartengono.

Ma parliamo in concreto della Spagna. I pochi soci dell'Opus Dei che, in questo Paese, lavorano in posti di rilievo sociale o che intervengono nella vita pubblica, lo fanno — esattamente come in tutti gli altri Paesi — con libertà e responsabilità personali: ciascuno agisce secondo la propria coscienza. Così si spiega che nella pratica essi abbiano adottato posizioni diverse e, in parecchie occasioni, addirittura contrapposte.

Vorrei far notare che il discorso sulla presenza di persone appartenenti all'Opus Dei nella politica spagnola non deve indurre a credere che si tratti di un fenomeno speciale, altrimenti si arriva a una deformazione della realtà ai limiti della calunnia. I soci dell'Opus Dei che agiscono nel settore pubblico sono una minoranza rispetto al totale dei cattolici che vi intervengono direttamente. La quasi totalità della popolazione spagnola è cattolica, e quindi è statisticamente logico che siano cattolici gli uomini che partecipano alla vita pubblica. Anzi, a tutti i livelli dell'amministrazione pubblica spagnola — dai ministri ai sindaci — sono moltissimi i cattolici provenienti dalle più svariate associazioni di fedeli: alcuni rami dell'Azione Cattolica, l'associazione Cattolica Nazionale di Propagandisti (il cui primo presidente fu colui che è oggi il cardinale Herrera), le Congregazioni Mariane, ecc.

Non voglio insistere troppo sull'argomento, ma colgo l'occasione per dichiarare ancora una volta che l'Opus Dei non è vincolato a nessun Paese, a nessun regime, a nessuna tendenza politica, a nessuna ideologia; e che i suoi soci agiscono sempre, nelle questioni temporali, con piena libertà, sapendosi assumere le proprie responsabilità, e rifuggono da qualsiasi tentativo di servirsi della religione per favorire posizioni politiche e interessi di partito.

Le cose semplici risultano a volte difficili da spiegare: per questo mi sono dilungato un po' per rispondere alla sua domanda. Va rilevato, ad ogni modo, che le dicerie di cui parlavamo sono ormai acqua passata. Queste calunnie sono da tempo del tutto screditate: non ci crede più nessuno. Noi, sin dal primo momento, abbiamo sempre agito alla luce del sole —non c'era motivo per fare diversamente—, spiegando con chiarezza la natura e i fini del nostro apostolato; tutti quelli che hanno voluto, hanno potuto conoscere la realtà. E, in effetti, sono moltissime le persone che hanno stima e affetto per le nostre attività e vi collaborano: non solo cattolici, ma anche non cattolici e non cristiani.

Il progresso della storia della Chiesa, del resto, ha condotto al superamento di un certo clericalismo che tende a deformare tutto quanto si riferisce ai laici, attribuendo loro dei secondi fini; con questo progresso è diventato ora più facile capire che il messaggio che l'Opus Dei viveva e proclamava era semplicemente questo: la vocazione divina del cristiano comune, con un preciso impegno soprannaturale.

Spero proprio che venga il giorno in cui la frase "i cattolici penetrano nei diversi ambienti sociali" non sia più in circolazione, e che tutti si rendano conto che si tratta di un'espressione clericale. E comunque non c'entra affatto con l'apostolato dell'Opus Dei. I soci dell'Opus Dei non hanno bisogno di "penetrare" nelle strutture temporali per il semplice fatto che sono dei cittadini comuni, uguali agli altri, e perciò in queste strutture essi c'erano già.

Se Dio chiama all'Opus Dei una persona che lavora in una fabbrica, o in un ospedale, o al parlamento, vuol dire che d'ora in poi costui si deciderà a usare i mezzi necessari per santificare, con la grazia di Dio, la propria professione. Non è altro che la presa di coscienza delle esigenze radicali del messaggio evangelico, secondo la vocazione specifica che ognuno ha ricevuto.

Pensare che questa presa di coscienza significhi l'abbandono della vita normale, è un'idea legittima solo per coloro che ricevono da Dio la vocazione religiosa, che comporta il contemptus mundi, il disprezzo o la svalutazione delle cose del mondo; ma voler fare di questa rinuncia e di questo abbandono l'essenza o la vetta del cristianesimo è evidentemente una cosa assurda. Non è dunque l'Opus Dei a introdurre i suoi soci in determinati ambienti; essi ci stavano già — come ho detto — e non v'è motivo per cui debbano uscirne. Inoltre, le vocazioni all'Opus Dei — che scaturiscono dalla grazia di Dio e da quell'apostolato di amicizia e di confidenza di cui parlavo prima — nascono in tutti gli ambienti.

Forse proprio questa semplicità della natura e del modo di agire dell'Opus Dei costituisce una difficoltà per certe persone piene di complicazioni, che si direbbero incapaci di comprendere una cosa genuina e retta.

Certo, ci sarà sempre qualcuno che non riuscirà a captare l'essenza dell'Opus Dei, e questo non ci sorprende, perché il Signore ha già avvertito i suoi di queste difficoltà, commentando che non est discipulus super Magistrum (Mt 10, 24). Nessuno può pretendere che tutti lo apprezzino, anche se però ha il diritto di essere rispettato come persona e come figlio di Dio. Purtroppo non si può evitare che vi siano dei fanatici che vorrebbero imporre le loro idee con sistemi totalitari; e questa gente non arriverà mai a capire l'amore che hanno i soci dell'Opus Dei per la libertà personale degli altri, e poi anche per la propria libertà personale, sempre con personale responsabilità.

Ricordo un episodio piuttosto significativo. In una città di cui non sarebbe delicato fare il nome, il Comune stava deliberando la concessione di un contributo finanziario a un centro educativo diretto da soci dell'Opus Dei, che come tutte le iniziative apostoliche proprie dell'Opera aveva una funzione di evidente interesse sociale. La maggioranza dei consiglieri era favorevole alla concessione del contributo. Uno di loro, un socialista, spiegando i motivi per cui era favorevole, disse che aveva visto di persona l'attività che si svolgeva presso questo centro: “È un'attività caratterizzata dal fatto che i dirigenti sono amici sinceri della libertà personale. Nella residenza sono ospitati studenti di ogni religione e di ogni ideologia”. I comunisti votarono contro. Uno di loro, commentando il proprio voto negativo, diceva al socialista: “Mi sono opposto, perché se le cose stanno così, questa è una propaganda efficace per i cattolici”.

Chi non rispetta la libertà degli altri o vuol lottare contro la Chiesa non può apprezzare un'attività di apostolato. Ma anche in questi casi, io, come uomo, sono tenuto a rispettare queste persone e a trovare il modo di avviarle verso la verità; e, come cristiano, sono tenuto ad amarle e a pregare per loro.

Chiarito questo punto, vorrei però chiederle: quali sono le caratteristiche della formazione spirituale dei soci che escludono la presenza di qualsiasi interesse mondano nell' aspirare ad appartenere all'Opus Dei?

Gli interessi non puramente spirituali sono esclusi alla radice, perché l'Opera chiede molto — distacco, sacrificio, abnegazione, lavoro senza soste al servizio delle anime — e non dà nulla. Voglio dire che non dà nulla sul piano degli interessi temporali; perché sul piano della vita spirituale dà molto: dà i mezzi per combattere e vincere nella lotta ascetica, avvia sulla strada della preghiera e insegna a trattare Gesù come un fratello, a scorgere Iddio in tutte le circostanze della vita, a sentirsi figli di Dio e per questo impegnati a diffondere la sua dottrina.

Una persona che non avanza sulla strada della vita interiore, fino a capire che vale la pena di donare tutto se stesso e tutta la propria vita al servizio del Signore, non può perseverare nell'Opus Dei, perché la santità non è un'etichetta ma una profonda esigenza.

D'altra parte, l'Opus Dei non ha alcun tipo di attività a scopi politici, economici, ideologici: nessuna azione temporale. Le sue uniche attività sono la formazione spirituale dei soci e le opere di apostolato: cioè la continua cura spirituale di ciascuno dei soci e le iniziative associate di apostolato, con scopi di assistenza, di beneficenza, di educazione, ecc.

Le persone dell'Opus Dei si associano solo per seguire una strada di santità ben definita, e per collaborare a determinate opere d'apostolato. Il loro impegno reciproco esclude qualsiasi interesse temporale, per il semplice fatto che in questo campo tutti i soci dell'Opera sono liberi, e pertanto ognuno va per conto suo, con intendimenti e interessi diversi, anzi spesso divergenti.

Come conseguenza del fine dell'Opera, che si cura esclusivamente di Dio, il suo spirito è uno spirito di libertà, di amore per la libertà personale di tutti gli uomini. E siccome questo amore per la libertà è sincero e non è solo un enunciato teorico, noi amiamo anche la conseguenza necessaria della libertà, cioè il pluralismo. Nell'Opus Dei, il pluralismo è voluto e amato, non semplicemente tollerato e meno che mai osteggiato. Quando vedo nei soci dell'Opus Dei tante idee diverse, tanti atteggiamenti contrastanti — riguardo alle questioni politiche, sociali, economiche, artistiche, ecc. — questo spettacolo mi conforta, perché è segno che tutto il lavoro si svolge con la mente rivolta a Dio, come deve essere.

Unità spirituale e varietà nelle cose temporali sono perfettamente compatibili là dove non regnano il fanatismo e l'intolleranza; là soprattutto dove si vive di fede e si sa che noi uomini siamo uniti non da eventuali legami di simpatia o di interesse, ma dall'azione di uno stesso Spirito, che ci rende fratelli di Cristo e ci conduce verso Dio Padre.

Un vero cristiano non pensa mai che l'unità della fede, la fedeltà al Magistero e alla Tradizione della Chiesa, l'ansia di far giungere agli altri il messaggio di salvezza portato da Cristo… siano in contrasto con la diversità di atteggiamenti in quelle cose che, come si suol dire, Dio ha lasciato alla libera discussione degli uomini; anzi è pienamente cosciente che questa varietà fa parte del progetto divino, è voluta da Dio il quale distribuisce i suoi doni e la sua luce come vuole. Il cristiano deve amare gli altri, e deve perciò rispettare le opinioni contrarie alla sua convivendo in piena fraternità con coloro che la pensano in modo diverso.

E siccome i soci dell'Opus Dei sono stati formati a questo spirito è impossibile che uno pensi di approfittare del fatto che appartiene all'Opera per ottenere vantaggi e cercare di imporre agli altri determinate scelte politiche o culturali; gli altri, infatti, non sarebbero disposti a tollerare quest'abuso, e indurrebbero costui a cambiare idea o a lasciare l'Opus Dei. Questo è un punto sul quale nessuno nell'Opus Dei potrà mai permettere la benché minima deviazione, perché ognuno deve difendere non solo la propria libertà personale, ma anche il carattere soprannaturale dell'attività a cui si è dedicato. Ritengo perciò che la libertà e la responsabilità personali siano la migliore garanzia degli scopi soprannaturali dell'Opera di Dio.

Ma a questo cristiano non viene mai in mente di credere o di dire che lui scende dal tempio al mondo per rappresentare la Chiesa, e che le sue scelte sono “le soluzioni cattoliche” di quei problemi. Questo non va, figli miei! Un atteggiamento del genere sarebbe clericalismo, “cattolicesimo ufficiale” o come volete chiamarlo. In ogni caso, vuol dire violentare la natura delle cose. Dovete diffondere dappertutto una vera “mentalità laicale”, che deve condurre a tre conclusioni:

a essere sufficientemente onesti da addossarsi personalmente il peso delle proprie responsabilità;

a essere sufficientemente cristiani da rispettare i fratelli nella fede che propongono — nelle materie opinabili — soluzioni diverse da quelle che sostiene ciascuno di noi;

e a essere sufficientemente cattolici da non servirsi della Chiesa, nostra Madre, immischiandola in partigianerie umane

È evidente che, in questo terreno, come in tutti, voi non potreste realizzare questo programma di vivere santamente la vita ordinaria, se non fruiste di tutta la libertà che vi viene riconosciuta sia dalla Chiesa che dalla vostra dignità di uomini e di donne creati a immagine di Dio. La libertà personale è essenziale nella vita cristiana. Ma non dimenticate, figli miei, che io parlo sempre di una libertà responsabile.

Interpretate quindi le mie parole per quello che sono: un appello all'esercizio — tutti i giorni! e non solo nelle situazioni di emergenza — dei vostri diritti; e all'esemplare compimento dei vostri doveri di cittadini — nella vita politica, nella vita economica, nella vita universitaria, nella vita professionale — addossandovi coraggiosamente tutte le conseguenze delle vostre libere decisioni, assumendo la responsabilità dell'indipendenza personale che vi spetta. E questa cristiana “mentalità laicale” vi consentirà di evitare ogni intolleranza e ogni fanatismo, ossia — per dirlo in modo positivo — vi farà convivere in pace con tutti i vostri concittadini e favorire anche la convivenza nei diversi ordini della vita sociale.

Note
2

Ricordiamo ancora quanto si è detto nella Nota Editoriale di questo libro circa alcune risposte concernenti aspetti giuridici e organizzativi, precise e corrette in momenti in cui l'Opus Dei non aveva ancora ricevuto la definitiva configurazione giuridica desiderata dal fondatore, e che oggi occorre integrare con la sintetica spiegazione che si dà nella stessa Nota Editoriale. L'unica variazione che andrebbe del resto introdotta in questa risposta è di mero ordine terminologico: anziché Consigliere, Vicario regionale. Resta pienamente in vigore tutto quanto mons. Escrivá afferma sullo spirito con cui nell'Opus Dei viene esercitata la direzione.

Note
2

Queste iniziative dell'Opus Dei, nelle quali è del tutto preponderante la finalità apostolica, vengono promosse — come si legge nella risposta di mons. Escrivá — dai membri dell'Opus Dei insieme ad altre persone. La Prelatura dell'Opus Dei assume esclusivamente la responsabilità dell'orientamento dottrinale e spirituale, e non appartengono dunque a essa né le imprese proprietarie delle iniziative, né i corrispondenti beni immobili e mobili. I fedeli dell'Opus Dei che lavorano in tali iniziative lo fanno con libertà e responsabilità personali, in piena conformità alle leggi nazionali, e avendo ottenuto dalle autorità ogni riconoscimento necessario per consimili attività civili.

Riferimenti alla Sacra Scrittura