Elenco di punti

Ci sono 5 punti in «Amici di Dio» il cui argomento è Amore di Dio → amare con opere.

Lì, dove già siamo, il Signore ci esorta: «Vigilate!». Di fronte a questa richiesta di Dio, alimentiamo nelle nostre coscienze — traducendoli in opere — desideri pieni di speranza di santità. Figlio mio, dammi il tuo cuore (Pro 23, 26), ci suggerisce all'orecchio. Smetti di costruire castelli in aria e deciditi ad aprire la tua anima a Dio, perché solo nel Signore troverai un fondamento reale per la tua speranza e per fare del bene agli altri. Quando non si lotta contro se stessi, quando non si respingono con vigore i nemici che si annidano nel nostro castello interiore — orgoglio, invidia, concupiscenza della carne e degli occhi, spirito di autosufficienza, stolta avidità di libertinaggio —, quando non esiste la lotta interiore, i più nobili ideali inaridiscono come fiore d'erba. Si leva il sole col suo ardore e fa seccare l'erba e il suo fiore cade, e la bellezza del suo aspetto svanisce (Gc 1, 10-11). Allora, alla minima occasione, germoglieranno lo sconforto e la tristezza, come piante nocive e invadenti.

Gesù non si accontenta di un'adesione titubante. Esige — ne ha il diritto — che noi camminiamo con decisione, senza tentennare davanti alle difficoltà. Chiede passi fermi, concreti; infatti, ordinariamente, i propositi generici servono poco. Quei propositi poco definiti mi sembrano illusioni fallaci, con cui cerchiamo di mettere a tacere le chiamate divine che arrivano al cuore; fuochi fatui che non bruciano né danno calore, e che scompaiono con la stessa fugacità con cui sono sorti.

Perciò, mi persuaderò che le tue intenzioni di raggiungere la meta sono sincere se ti vedo camminare con decisione. Opera il bene, rivedendo il tuo atteggiamento abituale di fronte ai compiti di ogni momento; pratica la giustizia, proprio negli ambienti che frequenti, anche se lo sforzo ti fa barcollare; alimenta la felicità di coloro che ti circondano, servendoli con gioia — dal tuo posto, nel lavoro che ti sforzerai di portare a termine con la maggior perfezione possibile —, con spirito di comprensione, col sorriso, col contegno cristiano. E tutto per Dio, pensando alla sua gloria, con lo sguardo in alto, anelando alla Patria definitiva, perché è questo il solo fine che valga la pena.

Devo mettervi in guardia da un tranello che Satana non disdegna di impiegare — lui non va mai in ferie —, per strapparci la pace. In qualche momento può nascere un dubbio, una tentazione: pensare con sgomento che si va all'indietro o che si avanza appena; può anche prendere forza la convinzione che, nonostante l'impegno per migliorare, si peggiora. Vi assicuro che, ordinariamente, questo giudizio pessimistico riflette solo una falsa visione, un inganno che bisogna respingere. Succede, in questi casi, che l'anima è divenuta più attenta, la coscienza più fine, l'amore più esigente; oppure, che l'azione della grazia illumina con più intensità, e vengono agli occhi tanti dettagli che nella penombra erano passati inavvertiti. In ogni caso, dobbiamo esaminare attentamente quelle inquietudini, perché il Signore con la sua luce ci chiede più umiltà o più generosità. Ricordatevi che la Provvidenza divina ci guida senza posa e non risparmia il suo aiuto — con miracoli portentosi e con miracoli spiccioli — per far progredire i suoi figli.

Militia est vita hominis super terram, et sicut dies mercenarii dies eius (Gb 7, 1), non è una milizia la vita dell'uomo sulla terra e i suoi giorni non sono come quelli d'un mercenario? Nessuno sfugge a questo destino, neppure i pigri che non si danno per intesi: disertano le file di Cristo e si affannano in altre lotte per soddisfare la loro comodità, la loro vanità, le loro ambizioni meschine; diventano schiavi dei loro capricci.

Se la situazione di lotta è connaturale alla creatura umana, sforziamoci di adempiere i nostri obblighi con tenacia, pregando e lavorando con buona volontà, con rettitudine di intenzione, con lo sguardo rivolto a ciò che Dio ama. Così saranno colmate le nostre ansie d'amore, e progrediremo nel cammino verso la santità, anche se al termine della giornata troviamo che c'è ancora molta strada da percorrere.

Rinnovate ogni mattina, con un serviam! deciso — ti servirò, Signore! —, il proposito di non cedere, di non cadere nella pigrizia o nella noncuranza, e di affrontare i doveri con più speranza, con più ottimismo, ben persuasi che se in qualche scaramuccia saremo vinti, potremo superare lo smacco con un atto di amore sincero.

La virtù della speranza — che consiste nella sicurezza che Dio ci governa con la sua previdente onnipotenza e che ci dà i mezzi di cui abbiamo bisogno — ci dice la continua bontà del Signore verso gli uomini — verso di me, verso di te —, sempre disposto ad ascoltarci, perché Lui mai si stanca di ascoltare. Gli interessano le tue gioie, i tuoi successi, il tuo amore, e anche le tue angustie, il tuo dolore, i tuoi insuccessi. Perciò, non sperare in Lui solo quando ti imbatti nella tua debolezza; rivolgiti al tuo Padre del Cielo nelle circostanze favorevoli e nelle avverse, ricorrendo alla sua misericordiosa protezione. La certezza della nostra nullità personale — non si richiede una grande umiltà per riconoscere tale realtà: non siamo altro che un mucchio di zeri — si cambierà in fortezza irresistibile, perché alla sinistra di tanti zeri ci sarà Cristo, e ne risulterà una cifra immensa: Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura? (Sal 26, 1).

Abìtuati a vedere Dio dietro ogni cosa, a sapere che Egli ci aspetta sempre, che ci contempla, e ci chiede, esigendocelo giustamente, di seguirlo con lealtà, senza abbandonare il luogo che in questo mondo ci è toccato. Dobbiamo camminare con affettuosa vigilanza, con la sincera preoccupazione di lottare per non perdere la divina compagnia.

Confuso tra la folla, uno di quei periti della Legge che non riuscivano più a riconoscere gli insegnamenti che erano stati rivelati a Mosè, poiché loro stessi li avevano ingarbugliati in una sterile casistica, ha rivolto una domanda al Signore. Gesù schiude le sue labbra divine per rispondere al dottore della Legge, e gli dice lentamente, con la sicura certezza che viene da una profonda esperienza personale: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti (Mt 22, 37-40).

Osservate adesso un'altra scena: il Maestro è riunito con i suoi discepoli, nell'intimità del Cenacolo. Mentre si avvicina il momento della Passione, il Cuore di Cristo, circondato da coloro che ama, manda ineffabili bagliori di fiamma: Vi do un comandamento nuovo — confida ai suoi —: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri (Gv 13, 34-35).

Per giungere vicino al Signore attraverso le pagine del santo Vangelo, raccomando sempre di sforzarvi di 'entrare' nella scena in modo da parteciparvi come un personaggio tra gli altri. In tal modo — molte anime semplici e normali, di mia conoscenza, lo fanno con naturalezza — vi immedesimerete con Maria, che pende dalle parole di Gesù, oppure, come Marta, avrete il coraggio di esporgli con sincerità le vostre inquietudini, anche le più minute (cfr Lc 10, 39-40).

Una delle prime manifestazioni concrete della carità consiste nel dischiudere all'anima i cammini dell'umiltà. Se riteniamo sinceramente di essere nulla; se ci rendiamo conto che, senza l'aiuto divino, la più debole, la più inconsistente delle creature sarebbe migliore di noi; se ci vediamo capaci di tutti gli errori e di tutti gli orrori; se sappiamo di essere peccatori anche se combattiamo con impegno per prendere le distanze da tante infedeltà…, come possiamo pensar male degli altri, come possiamo alimentare nel cuore il fanatismo, l'intolleranza, l'alterigia?

L'umiltà ci conduce quasi per mano a quel modo di trattare il prossimo, che è il migliore di tutti: comprendere tutti, saper convivere con tutti, scusare tutti, non creare divisioni né barriere; comportarsi — sempre! — da strumenti di unità. Non invano in fondo all'uomo esiste un forte anelito alla pace, all'unità con i propri simili, al reciproco rispetto dei diritti della persona, in una prospettiva che conduce alla fraternità. È un riflesso di ciò che vi è di più prezioso nella condizione umana: se tutti siamo figli di Dio, la fraternità non si riduce a luogo comune o a ideale illusorio: risplende come meta difficile, ma reale.

Di fronte ai cinici, agli scettici, ai disamorati, a tutti coloro che hanno fatto della loro viltà un abito mentale, noi cristiani dobbiamo dimostrare che è possibile voler bene. Forse l'amore cristiano dovrà superare molte difficoltà, perché l'uomo è stato creato libero, ed è in suo potere opporsi inutilmente e amaramente a Dio: ma il comportamento cristiano è possibile e reale, perché nasce come conseguenza necessaria dell'amore di Dio per noi, e di noi per Dio. Se tu e io lo vogliamo, anche Gesù lo vuole. Allora capiremo in tutta la loro profondità e in tutta la loro fecondità il dolore, il sacrificio, la dedizione disinteressata nella vita quotidiana.

Riferimenti alla Sacra Scrittura
Riferimenti alla Sacra Scrittura