Elenco di punti

Ci sono 3 punti in «È Gesù che passa» il cui argomento è Gesù Cristo  → Cristo Re.

Si conclude l'anno liturgico e nel Santo Sacrificio dell'altare rinnoviamo l'offerta, al Padre, della Vittima, Cristo, Re di santità e di grazia, Re di giustizia, d'amore e di pace, come leggeremo fra poco nel prefazio (… Regnum sanctitatis et gratiae, regnum iustitae, amoris et pacis [prefazio della solennità di Cristo Re]). Voi tutti, nel considerare la santa Umanità di Nostro Signore, sentite nelle vostre anime una gioia immensa: un Re dal cuore di carne, come il nostro, che pur essendo l'autore dell'universo e di ogni singola creatura, non impone il suo dominio con prepotenza, ma viene come un poverello a chiedere un po' d'amore, mostrandoci, in silenzio, le sue mani piagate.

Perché allora tanti lo ignorano? Perché si sente ancora la protesta crudele: Nolumus hunc regnare super nos (Lc 19, 14), non vogliamo che regni su di noi? Vi sono milioni di uomini che si oppongono a Gesù Cristo, o piuttosto alla sua ombra, perché non lo conoscono, non hanno visto la bellezza del suo volto, ignorano le meraviglie della sua dottrina. Dinanzi a questo triste spettacolo mi sento spinto alla riparazione; dinanzi al clamore incessante, fatto di opere ignobili più che di parole, sento il bisogno di gridare: Oportet illum regnare (1 Cor 15, 25), egli deve regnare.

Molti non tollerano che Cristo regni e gli resistono in mille maniere: negli orientamenti di fondo della vita e della convivenza umana, nei costumi, nella scienza, nell'arte. Persino nella vita stessa della Chiesa! Non mi riferisco — scrive sant'Agostino — ai malvagi che bestemmiano Cristo. Sono rari, infatti, quelli che lo bestemmiano con la lingua, ma sono molti quelli che lo bestemmiamo con la propria condotta (SANT'AGOSTINO, In Ioannis Evangelium tractatus, 27, 11 [PL 35, 1621]).

Taluni, per una superficiale questione di parole, si sentono infastiditi anche solo dall'espressione Cristo Re, come se il regno di Cristo potesse essere preso per una formula politica, o piuttosto perché la confessione della regalità di Cristo li condurrebbe anche ad ammettere una legge. E infatti non tollerano la legge, nemmeno quella del precetto amabilissimo della carità, perché non vogliono avvicinarsi all'amore di Dio e preferiscono servire soltanto il proprio egoismo.

Da tanto tempo il Signore mi spinge a ripetere un grido silenzioso: Serviam, servirò. Chiediamogli di accrescere in noi il desiderio di donazione, di fedeltà alla sua chiamata divina, in semplicità, senza spettacolo, senza rumore, in mezzo alle attività quotidiane. Rendiamogli grazie dal profondo del cuore e rivolgiamogli la nostra preghiera di sudditi — di figli! — e la nostra bocca si riempirà di latte e di miele e sarà dolce per noi parlare del Regno di Dio, che è Regno di libertà: la libertà che Egli stesso ci ha conquistato (cfr Gal 4, 31).

Vorrei che considerassimo in che modo il Cristo che abbiamo visto, Bambino adorabile, nascere a Betlemme, è il Signore dell'universo. Da Lui sono stati creati tutti gli esseri del Cielo e della terra; Egli ha riconciliato al Padre tutte le cose, ha ristabilito la pace tra il Cielo e la terra per mezzo del sangue sparso sulla croce (cfr Col 1, 16-20). Oggi Cristo regna alla destra del Padre: lo dicono i due angeli in bianche vesti ai discepoli che, attoniti, guardano le nubi, dopo l'Ascensione del Signore: Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo (At 1, 11).

Grazie a Lui regnano i re (cfr Pro 8, 15): ma mentre le autorità umane passano, il regno di Cristo durerà per l'eternità (Es 15, 18), il suo regno è un regno eterno e il suo dominio perdura di generazione in generazione (Dn 3, 100). Il regno di Cristo non è un modo di dire o una figura retorica. Cristo vive, anche come uomo, con lo stesso corpo che, assunto nell’Incarnazione, risuscitò dopo la morte di croce e, unito alla sua anima umana, sussiste glorioso nella persona del Verbo. Cristo, vero Dio e vero Uomo, vive e regna ed è Signore dell'universo. Soltanto per Lui permane in vita tutto ciò che vive.

Perché, allora, non si manifesta a noi in tutta la sua gloria? Perché il suo regno, che pure è nel mondo, non è di questo mondo (Gv 18, 36). Gesù aveva infatti risposto a Pilato: Io sono re; per questo sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce (Gv 18, 37). Sbagliavano coloro che si attendevano dal Messia la manifestazione di un potere temporale e visibile, perché il Regno di Dio non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo (Rm 14, 17).

Verità e giustizia; pace e gioia nello Spirito Santo. Questo è il regno di Cristo, è l'azione divina che salva gli uomini e che avrà compimento quando la storia terminerà e il Signore, seduto sul suo trono eccelso, verrà a giudicare definitivamente gli uomini.

Quando Gesù intraprende la sua predicazione sulla terra, non offre un programma politico, ma dice: Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino (Mt 3, 2; 4, 17); affida ai suoi discepoli la missione di dare l'annuncio della buona novella (cfr Lc 10, 9), e insegna loro a pregare per l'avvento del Regno (cfr Mt 6, 10). Ecco il Regno di Dio e la sua giustizia, una vita santa: ciò che dobbiamo cercare prima di ogni altra cosa (cfr Mt 6, 33) e la sola cosa veramente necessaria (cfr Lc 10, 42).

La salvezza che Gesù Cristo Nostro Signore predicava è un invito rivolto a tutti: Il Regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze (Mt 22, 2-3). Ecco perché il Signore rivela: Il Regno di Dio è in mezzo a voi (Lc 17, 21). Nessuno è escluso dalla salvezza, purché si arrenda liberamente alle esigenze d'amore di Cristo: nascere di nuovo (cfr Gv 3,5), farsi come i bambini nella semplicità dello spirito (cfr Mc 10, 15; Mt 18, 3; 5, 3), allontanare il cuore da tutto ciò che separa da Dio(In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli [Mt 19, 23]). Gesù chiede opere, e non soltanto parole (cfr Mt 7, 21). Chiede uno sforzo tenace, perché soltanto chi lotta meriterà l'eredità eterna(Il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono [Mt 11, 12]). La pienezza del regno — il giudizio definitivo di salvezza o di condanna — non è data quaggiù, sulla terra. Ora il regno è come una semina (cfr Mt 13, 24), come la crescita del granello di senape (cfr Mt 13, 31-32); alla fine sarà come la rete del pescatore dalla quale, trascinata a riva, saranno estratti e separati, per una sorte diversa, gli operatori di giustizia e quelli di iniquità (cfr Mt 13, 47-48). Intanto, finché siamo quaggiù, il regno è simile al lievito che una donna prese e mescolò con tre misure di farina, finché tutta la massa ne fu fermentata (cfr Mt 13, 33).

Chi comprende il regno che Cristo propone, sente che vale la pena dare tutto per ottenerlo: è la perla che il mercante acquista vendendo tutto ciò che possiede; è il tesoro trovato nel campo (cfr Mt 13, 44-46). Il regno dei Cieli è una conquista difficile, e nessuno è sicuro di raggiungerlo (cfr Mt 21, 43; 8, 12); ma la supplica umile di un uomo pentito spalanca le sue porte. Uno dei ladroni crocifissi assieme a Gesù gli rivolge la preghiera: Signore, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno. E Gesù gli rispose: « In verità ti dico, oggi sarai con me in paradiso » (Lc 23, 42-43).

Quanto sei grande, Signore e Dio nostro! Tu dai alla nostra vita il senso soprannaturale e l'efficacia divina. Tu ci fai ripetere, per l'amore a tuo Figlio, con tutte le forze del nostro essere, anima e corpo: Oportet illum regnare!, anche se intanto risuona il motivo della nostra fragilità, perché, lo sai bene, siamo creature — povere creature! — fatte di fango, non solo ai piedi (cfr Dn 2, 33), ma nel cuore e nella mente. Forti però della tua divina efficacia, vibreremo soltanto per te.

Cristo deve regnare innanzitutto nella nostra anima. Ma come risponderemmo se ci domandasse: tu, mi lasci regnare dentro di te? Io gli risponderei che per farlo regnare in me ho un grande bisogno della sua grazia: soltanto così anche il palpito più nascosto, il sospiro impercettibile, lo sguardo più insignificante e la parola più banale, perfino la sensazione più elementare, tutto potrà tradursi in un osanna a Cristo, il mio Re.

Se vogliamo che Cristo regni, dobbiamo essere coerenti: donargli per prima cosa il cuore. Altrimenti, parlare del regno di Cristo sarebbe suono vano, senza sostanza cristiana, manifestazione esteriore di una fede inesistente, utilizzazione fraudolenta del nome di Dio per accomodamenti umani.

Se Gesù, per regnare nella mia, nella tua anima, ponesse come condizione di trovare in noi un luogo perfetto, avremmo buon motivo per disperarci. E invece, non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo Re viene, seduto sopra un puledro d'asina (Gv 12, 15). Vedete? Gesù accetta di avere per trono un povero animale. Non so se capita anche a voi, ma io non mi sento umiliato nel riconoscermi dinanzi al Signore come un somarello: Sono come un somarello di fronte a te, ma sono sempre con te, perché tu mi hai preso con la tua destra (cfr Sal 72, 22-23), tu mi conduci per la cavezza.

Pensate un po’ alle caratteristiche di un somaro, ora che ne restano così pochi. Non pensate all'animale vecchio e cocciuto, che sfoga i suoi rancori tirando calci a tradimento, ma all'asinello giovane, dalle orecchie tese come antenne, austero nel cibo, tenace nel lavoro, che trotta lieto e sicuro. Vi sono centinaia di animali più belli, più abili, più crudeli. Ma Cristo, per presentarsi come re al popolo che lo acclamava, ha scelto lui. Perché Gesù non sa che farsene dell'astuzia calcolatrice, della crudeltà dei cuori aridi, della bellezza appariscente ma vuota. Il Signore apprezza la gioia di un cuore giovane, il passo semplice, la voce non manierata, gli occhi limpidi, l'orecchio attento alla sua parola d'amore. Così regna nell'anima.