Elenco di punti

Ci sono 3 punti in «È Gesù che passa» il cui argomento è Corpus Domini .

Oggi, solennità del Corpus Domini, mentre meditiamo insieme la profondità dell'amore che ha spinto il Signore a restare con noi sotto le specie sacramentali, ci sembra di udire quasi fisicamente quel suo insegnamento alla folla: Ecco, il seminatore usci a seminare. E mentre seminava, una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò. Un'altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono. Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta (Mt 13, 3-8).

La scena è di attualità. Anche oggi, come allora, il seminatore divino sparge la sua semente. L'opera della salvezza continua a compiersi, e il Signore vuole servirsi di noi: desidera che i cristiani aprano al Suo amore tutti i sentieri della terra; ci invita a propagare il messaggio divino — con la dottrina e con l'esempio — fino agli ultimi confini del mondo. Ci chiede che, come cittadini della società ecclesiale e di quella civile, svolgendo con fedeltà i nostri doveri, ciascuno di noi sappia essere un altro Cristo, santificando il lavoro professionale e i doveri del proprio stato.

Guardando attorno a noi questo mondo che amiamo, perché opera divina, costatiamo che la parabola si fa realtà: la parola di Gesù è feconda e suscita in molte anime desideri di dedizione e di fedeltà. La vita e le opere di coloro che si sono posti al servizio di Dio hanno cambiato il volto della storia, al punto che molti di coloro che non conoscono il Signore sono spinti — forse senza saperlo — da ideali suscitati dal cristianesimo.

Vediamo anche che parte della semente cade in terra sterile o tra le spine e i cardi: vi sono uomini che si chiudono alla luce della fede. Gli ideali di pace, di concordia, di fraternità sono accolti e proclamati, ma spesso sono smentiti dai fatti. Taluni, poi, si affannano inutilmente a imprigionare la voce di Dio, impedendone la diffusione con la forza bruta o con un'arma meno rumorosa, ma forse più crudele, perché rende insensibile lo spirito: l'indifferenza.

È il momento semplice e solenne dell'istituzione del Nuovo Testamento. Gesù deroga all'antica economia della Legge e ci rivela che Lui stesso sarà il contenuto della nostra orazione e della nostra vita.

Guardate la gioia che trabocca dalla liturgia odierna: Sia piena la lode, sia sonora, sia gioconda (sequenza Lauda Sion). È l'esultanza cristiana che canta la venuta di una nuova èra: La Pasqua nuova della nuova legge mette fine all'antica. Il nuovo rito sostituisce il vecchio, la verità disperde l'ombra, la luce fuga le tenebre (sequenza Lauda Sion).

Miracolo d'amore. Ecco veramente il pane dei figli (sequenza Lauda Sion): Gesù, il Primogenito dell'Eterno Padre. È Lui che si offre a noi come alimento. Lui stesso, che quaggiù ci nutre, ci attende in Cielo per farci suoi commensali, coeredi e soci nella città dei santi (sequenza Lauda Sion), perché chi si nutre di Cristo morirà di morte terrena e temporale, ma vivrà eternamente, perché Cristo è la vita imperitura (SANT'AGOSTINO, In Ioannis Evangelium tractatus, 26, 20 [PL 35, 1616]).

Il cristiano, confortato dalla nuova e definitiva manna dell'Eucaristia, pregusta già ora la felicità eterna. Le cose vecchie sono passate: e per noi, abbandonato ciò che è caduco, tutto sia nuovo, il cuore, le parole, le opere (inno Sacris solemnis). È questa la Buona Novella. È novità, conoscenza nuova, perché ci parla di una profondità d'amore che prima non sospettavamo neppure. Ed è buona, perché non c'è niente di meglio che unirci intimamente a Dio, Bene di tutti i beni. È Buona Novella, perché in modo ineffabile ci preannuncia l'eternità.

In questa festa, in tante città della terra, i fedeli in processione accompagnano il Signore: Egli, nascosto nell'Ostia, percorre vie e piazze — come già nella sua vita terrena — mostrandosi a quelli che vogliono vederlo e facendosi incontro a quelli che non lo cercano. Così, ancora una volta, Gesù viene in mezzo ai suoi. Come rispondiamo alla chiamata del Maestro? Le manifestazioni esterne dell'amore devono nascere dal cuore, e continuare in una testimonianza di vita cristiana. Il rinnovamento che si opera in noi, al ricevere il Corpo del Signore, deve essere manifestato nelle opere. Rendiamo dunque sinceri i nostri pensieri: che siano pensieri di pace, di donazione, di servizio. Rendiamo le nostre parole vere, chiare, opportune: che sappiano consolare e aiutare, che sappiano soprattutto portare agli altri la luce di Dio. Rendiamo le nostre azioni coerenti, efficaci, appropriate: abbiano il bonus odor Christi (2 Cor 2, 15), il profumo di Cristo, che ce ne richiama il comportamento e la vita.

La processione del Corpus Domini manifesta la presenza di Dio per città e villaggi. Ma questa presenza, ripeto, non può essere cosa di un giorno, un vociare confuso, udito e subito dimenticato. Il passaggio di Gesù ci ricorda che dobbiamo scoprirlo anche nelle nostre attività quotidiane. Accanto alla processione solenne di questo giovedì, ci deve essere la processione silenziosa e umile della vita ordinaria di ogni cristiano, uomo tra gli uomini, ma con il privilegio di avere ricevuto la fede e la missione divina di comportarsi in modo tale da rinnovare sulla terra il messaggio del Signore. Non siamo immuni da errori, da miserie, da peccati. Ma Dio è con gli uomini, e dobbiamo far sì che si serva di noi perché il suo passaggio tra le creature sia ininterrotto.

Chiediamo allora al Signore che ci conceda di essere anime di Eucaristia e che il nostro rapporto intimo con Lui si esprima in gioia, serenità, in desiderio di giustizia. È così che agevoleremo agli altri il compito di riconoscere Cristo e che daremo il nostro contributo per collocarlo al vertice di tutte le attività umane. Avrà compimento la promessa di Gesù: Io, quando sarò innalzato da terra, attirerò a me tutte le cose (cfr Gv 12, 32).

Riferimenti alla Sacra Scrittura
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