Elenco di punti

Ci sono 2 punti in «Colloqui con monsignor Escrivá» il cui argomento è Fedeltà → alla Volontà di Dio.

Vorrebbe descrivere come e perché fondò l'Opus Dei, e gli avvenimenti che considera pietre miliari del suo sviluppo?

Perché ho fondato l'Opera? Le opere che nascono dalla volontà di Dio non hanno altra spiegazione che il desiderio divino di utilizzarle come espressione della sua volontà salvifica universale. Già dal primo momento l'Opera era universale, cattolica. Non nasceva per risolvere determinati problemi dell'Europa degli anni venti, ma per dire agli uomini e alle donne di tutti i Paesi, di qualsiasi condizione, razza, lingua, o ambiente — e di qualsiasi stato: celibi, sposati, vedovi, sacerdoti —, che potevano amare e servire Dio, senza smettere di vivere nel loro lavoro ordinario, con la propria famiglia, nelle più svariate e comuni relazioni sociali.

Come fu fondata? Senza alcun mezzo umano. Io avevo solo 26 anni, grazia di Dio e buon umore. L'Opera nacque piccola: non era altro che l'aspirazione di un giovane sacerdote che si sforzava di fare ciò che Dio gli chiedeva.

Lei mi domanda quali sono state le pietre miliari dello sviluppo dell'Opera. Per me, è una tappa fondamentale qualsiasi momento, qualsiasi istante in cui un'anima per mezzo dell'Opus Dei si avvicina a Dio, facendosi più fratello degli uomini suoi fratelli.

Forse vorrebbe che parlassi dei momenti cruciali in ordine cronologico. Le dirò a memoria alcune date approssimative, anche se non vi annetto una particolare importanza. Già nei primi mesi del 1935 era tutto pronto per iniziare il lavoro in Francia, concretamente a Parigi. Ma vennero prima la guerra civile spagnola e poi la seconda guerra mondiale, e si dovette rimandare l'espansione dell'Opera. Poiché questo sviluppo era necessario, il ritardo fu minimo. Già nel 1940 si cominciò l'attività in Portogallo. Quasi in coincidenza con la fine delle ostilità, anche se c'erano stati alcuni viaggi negli anni precedenti, si cominciò in Inghilterra, in Francia, in Italia, negli Stati Uniti, in Messico. In seguito, l'espansione ha assunto un'accelerazione progressiva: dal 1949—1950 in Germania, Olanda, Svizzera, Argentina, Canada, Venezuela e negli altri Paesi europei e americani. Allo stesso tempo il lavoro si è esteso ad altri continenti: Nord Africa, Giappone, Kenia e altri Paesi del l'East Africa, Australia, Filippine, Nigeria, ecc.

Mi fa anche piacere ricordare, come date capitali, le molteplici occasioni in cui si è mostrato in modo tangibile l'affetto dei Sommi Pontefici per la nostra Opera. Risiedo stabilmente a Roma dal 1946, e ho avuto quindi occasione di conoscere e di frequentare Pio XII, Giovanni XXIII e Paolo VI. In tutti ho sempre trovato l'affetto di un padre.

Qualcuno potrebbe pensare che finora l'Opus Dei può essere stato favorito dall'entusiasmo dei primi aderenti (anche se sono parecchie migliaia). Contro il rischio, connaturato in ogni istituzione, di un possibile intiepidimento di fervore e di slancio iniziale, esiste una garanzia per la continuità dell'Opera?

L'Opera si basa non sull'entusiasmo ma sulla fede. Gli anni dei primi sviluppi — lunghi anni — furono molto duri, e non si scorgevano altro che difficoltà. L'Opus Dei riuscì ad andare avanti grazie all'aiuto di Dio, e alla preghiera e al sacrificio dei primi aderenti, privi di ogni mezzo umano; non c'era altro che gioventù, buon umore e il desiderio di fare la volontà di Dio. Fin dal principio l'arma dell'Opus Dei è stata sempre la preghiera, la vita di dedizione, la rinuncia silenziosa a ogni forma di egoismo per servire le anime. Come le dicevo prima, chi si avvicina all'Opus Dei viene a ricevere uno spirito che lo spinge appunto a offrire tutto, ma continuando a lavorare professionalmente per amore di Dio, e, per Lui, delle Sue creature.

La garanzia che non si produrrà un intiepidimento sarà che i miei figli non perdano mai questo spirito. So bene che le opere umane soffrono l'usura del tempo; ma questo non succede con le opere divine, a meno che gli uomini non le facciano decadere. Solo quando si perde l'impulso divino, giunge la corruzione, la decadenza. Nel nostro caso si scorge chiaramente la Provvidenza del Signore, che ha fatto in modo che in così poco tempo — quarant'anni — questa vocazione divina specifica fosse ricevuta e realizzata da comuni cittadini, uguali agli altri, di tante nazioni diverse.

Il fine dell'Opus Dei, ripeto ancora, è la santità di ognuno dei soci, uomini e donne che permangono nel luogo che occupavano nel mondo. Se qualcuno non venisse all'Opus Dei deciso a santificarsi malgrado tutto — voglio dire, malgrado le proprie miserie e i propri errori personali — se ne andrebbe subito. Penso che da santità nasce sempre santità, e supplico Iddio affinché nell'Opus Dei non manchi mai questa profonda convinzione, questa vita di fede. Come vede, noi non basiamo la nostra fiducia su garanzie meramente umane o giuridiche. Le opere ispirate da Dio si muovono al ritmo segnato dalla grazia. La mia unica ricetta è questa: essere santi, voler essere santi, con santità personale.

Riferimenti alla Sacra Scrittura