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Ti riconosci miserabile. E lo sei. Malgrado tutto anzi, proprio per questo Dio ti ha cercato.
Egli impiega sempre strumenti sproporzionati: perché si veda che l'“opera” è sua.
A te chiede solo docilità.
Perché lasci quegli angolini nel tuo cuore? Finché tu non ti darai del tutto, è inutile pretendere di condurre altri a Dio.
Sei un ben povero strumento.
Sii strumento: d'oro o d'acciaio, di platino o di ferro…, grande o piccolo, delicato o rozzo…
Tutti sono utili: ognuno ha la sua funzione. Come nelle cose materiali: chi oserà dire che la sega del falegname sia meno utile delle pinze del chirurgo?
Il tuo dovere è d'essere strumento.
Bene. E con ciò? Non capisco come puoi sottrarti a questo lavoro di anime se non per occulta superbia: ti credi perfetto, con il pretesto che il fuoco di Dio che ti ha attratto dà alle volte, oltre alla luce e al calore che ti entusiasmano, anche il fumo della debolezza degli strumenti.
Di lavoro… ce n'è. Gli strumenti non possono stare ad ammuffire. Ci sono pure delle norme per evitare muffa e ruggine. Basta metterle in pratica.
Sarebbe ora che respingessi quei pensieri di orgoglio: sei quello che è un pennello nelle mani dell'artista. E nient'altro.
Dimmi a che serve un pennello, se non lascia fare al pittore.
Obbedite, come nelle mani dell'artista obbedisce uno strumento che non si sofferma a considerare perché fa questa o quella cosa, sicuri che non vi si comanderà mai cosa alcuna che non sia buona e tutta per la gloria di Dio.
Mi hanno detto che ci sai fare, che hai “attrattiva”, per richiamare le anime al tuo cammino.
Ringrazia Dio di questo dono: essere strumento per cercare strumenti!
Documento stampato da https://escriva.org/it/book-subject/camino/19458/ (04/05/2024)