Elenco di punti

Ci sono 4 punti in «Amici di Dio» il cui argomento è Mondo → libertà dei cristiani.

Consentitemi una breve digressione, che viene a puntino. Non ho mai chiesto a nessuno di coloro che mi sono venuti vicino che cosa pensasse in materia politica: non me ne importa! Vi manifesto, con questa mia regola di condotta, una realtà profondamente innestata nel cuore dell'Opus Dei, a cui con la grazia e la misericordia di Dio mi sono dedicato pienamente, per servire la santa Chiesa. L'argomento non mi interessa perché, in quanto cristiani, voi godete la più completa libertà, con la conseguente responsabilità personale, per intervenire come più vi piaccia nelle questioni di carattere politico, sociale, culturale, eccetera, senza altri limiti oltre quelli indicati dal Magistero della Chiesa. Mi preoccuperei — per il bene delle vostre anime — unicamente nel caso in cui oltrepassaste tali confini, perché a quel punto avreste creato una netta opposizione tra la fede che affermate di professare e le vostre opere, e ve lo farei notare con chiarezza. Questo sacrosanto rispetto delle vostre scelte, purché non vi allontanino dalla legge di Dio, non è capito da coloro che ignorano il vero concetto della libertà che Cristo ci ha guadagnato sulla Croce, qua libertate Christus nos liberavit (Gal 4, 31 [Vulg.]), dalle persone faziose di ogni colore e provenienza: da coloro che pretendono di imporre come dogmi le loro opinioni temporali, o che degradano l'uomo negando il valore della fede, lasciata in balìa degli errori più crassi.

Sono anime che costruiscono barricate con la libertà. «La mia libertà, la mia libertà!». Hanno la libertà, e non la seguono; la contemplano, ne fanno un idolo di terracotta nella loro mente ristretta. È questa la libertà? Che frutto ricavano da questa ricchezza senza un impegno serio, che orienti tutta la vita? Un simile modo di fare si oppone alla dignità, alla nobiltà della persona umana. Manca la rotta, la strada sicura che indirizzi il cammino su questa terra: queste anime — ne avrete conosciute anche voi — si lasceranno rapidamente trascinare dalla vanità puerile, dalla boria egoista, dalla sensualità.

La loro libertà si rivela sterile, o produce frutti irrisori, anche dal punto di vista umano. Chi non sceglie — in piena libertà! — una retta norma di condotta, presto o tardi subirà le manipolazioni altrui, vivrà nell'indolenza — come un parassita — schiavo delle decisioni degli altri. Sarà esposto ad essere sballottato da qualunque vento, e saranno sempre altri a decidere per lui. Sono come nuvole senza pioggia portate via dai venti, o alberi di fine stagione senza frutto, due volte morti, sradicati (Gd, 12), anche se si nascondono dietro a un continuo parlottio, dietro a palliativi con i quali cercano di mascherare la loro mancanza di carattere, di coraggio, di onestà.

«Non mi lascio condizionare da nessuno!», ripetono ostinatamente. Da nessuno? Tutti condizionano e coartano la loro illusoria libertà, che non si arrischia ad accettare responsabilmente le conseguenze di azioni libere, personali. Dove non c'è amore di Dio, si forma un vuoto nell'esercizio individuale e responsabile della libertà: allora — nonostante le apparenze — tutto è coazione. L'indeciso, l'irresoluto, è come materia plasmabile in balìa delle circostanze; chiunque può modellarlo a suo capriccio, e a farlo, innanzitutto, sono le passioni e le tendenze peggiori della natura ferita dal peccato.

Schiavitù per schiavitù — dato che, in ogni caso, dobbiamo servire, perché, piaccia o no, questa è la condizione umana —, non c'è niente di meglio che sapersi schiavi di Dio, per Amore. Perché a quel punto perdiamo la condizione di schiavi, per diventare amici, figli. Ed ecco la differenza: affrontiamo le occupazioni oneste del mondo con la stessa passione, con lo stesso slancio degli altri, ma con la pace in fondo all'anima; con gioia e serenità, anche nei momenti difficili: perché la nostra fiducia non è riposta nelle cose che passano, ma in ciò che dura per sempre. Non siamo figli della schiava, ma di una donna libera (Gal 4, 31).

Da dove ci viene questa libertà? Da Cristo, Signore nostro. Per questa libertà Egli ci ha redenti (cfr Gal 4, 31 [Vulg.]). Per questo ammonisce: Se il figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero (Gv 8, 36). Noi cristiani non dobbiamo chiedere in prestito a nessuno il vero senso di questo dono, perché l'unica libertà che salva l'uomo è la libertà cristiana.

Mi piace parlare di avventura della libertà. È così, infatti, che si svolgono la vostra vita e la mia. Liberamente — da figli, ripeto, non da schiavi — percorriamo il sentiero che il Signore ha indicato a ciascuno di noi. Assaporiamo questa scioltezza di movimenti come un dono di Dio.

Liberamente, senza costrizione alcuna, scelgo, perché ne ho voglia, Dio. E mi impegno a servire, a trasformare la mia esistenza in dedicazione al prossimo, per amore di Gesù, mio Signore. Questa libertà mi spinge a proclamare che nessuno, su questa terra, potrà separarmi dalla carità di Cristo (cfr Rm 8, 39).

Leggete con attenzione la pagina evangelica per trarre frutto da queste stupende lezioni sulle virtù che devono illuminare il nostro modo di comportarci. Terminato il preambolo ipocrita e adulatore, i farisei e gli erodiani espongono il loro problema: Dicci dunque il tuo parere: è lecito o no pagare il tributo a Cesare? (Mt 22, 17). Notate la loro astuzia — scrive san Giovanni Crisostomo —. Non gli dicono infatti: «Di' a noi ciò che è buono, ciò che conviene ed è giusto», ma: «Di' dunque a noi, che te ne pare», tanto è preciso il loro scopo di tradirlo e di renderlo odioso al potere politico (SAN GIOVANNI CRISOSTOMO, In Matthaeum homiliae, 70, 1 [PG 58, 656]). Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché mi tentate? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Di chi è questa immagine e l'iscrizione?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio» (Mt 22, 18-21).

Come potete vedere, il dilemma è antico, e la risposta del Maestro è chiara e inequivocabile. Non vi è — non può esserci — contrapposizione tra il servizio a Dio e il servizio agli uomini; fra l'esercizio dei nostri diritti e doveri civili, e quelli religiosi; tra l'impegno per costruire e migliorare la città terrena, e la convinzione che camminiamo in questo mondo diretti alla patria celeste.

Anche su questo punto si manifesta l'esigenza dell'unità di vita che — non mi stancherò mai di ripeterlo — è una condizione essenziale per tutti coloro che intendono santificarsi nelle circostanze ordinarie del loro lavoro, delle loro relazioni famigliari e sociali. Gesù non ammette la divisione: Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro (Mt 6, 24). La scelta esclusiva di Dio, che il cristiano compie quando risponde pienamente alla sua chiamata, lo induce a rivolgere tutto al Signore e, nel contempo, a dare al prossimo tutto ciò che secondo giustizia gli compete.

Riferimenti alla Sacra Scrittura
Riferimenti alla Sacra Scrittura