Elenco di punti

Ci sono 5 punti in «Amici di Dio» il cui argomento è Distacco → esempio di Cristo.

Siamo alla soglia della Settimana Santa, si attualizza il momento in cui la Redenzione di tutta l'umanità si compie sul Calvario. È un tempo particolarmente propizio perché tu e io soffermiamo la nostra considerazione sulle vie attraverso le quali Gesù, Signore nostro, ci ha salvato; perché tu e io contempliamo il suo amore — davvero ineffabile — verso creature povere come noi, formate col fango della terra.

Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris (Rito della imposizione delle ceneri [cfr Gn 3, 9]): la Chiesa, nostra Madre, ci ha rivolto questo monito all'inizio della Quaresima per non farci mai dimenticare che siamo ben poca cosa, che un certo giorno il nostro corpo — adesso così pieno di vita — si disfarà, come la nuvoletta di polvere sollevata dai nostri piedi mentre camminiamo: Si disperderà come nebbia scacciata dai raggi del sole (Sap 2, 4).

Ma dopo avervi ricordato senza mezzi termini la nostra personale inconsistenza, voglio anche esaltare davanti ai vostri occhi un'altra realtà, stupenda: la magnificenza divina che ci sostiene e ci divinizza. Ascoltate le parole dell'Apostolo: Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà (2 Cor 8, 9). Se osservate con calma interiore l'esempio del Maestro, vi renderete immediatamente conto di avere a disposizione un tema di meditazione che un'intera vita è insufficiente ad esaurire, concretando sinceri propositi di essere più generosi. Perché — e non dovete mai perdere di vista la meta da raggiungere — ciascuno di noi deve identificarsi con Gesù Cristo, il quale — come avete sentito — si è reso povero per te, per me, e ha sofferto per darci l'esempio, per farci seguire le sue orme (cfr 1 Pt 2, 21).

Non ti sei mai chiesto, con santa curiosità, in che modo Gesù ha riversato il suo torrente d'amore? La risposta viene ancora da san Paolo: Pur essendo di natura divina (…), spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini (Fil 2, 6-7). Figli miei, riempitevi di stupore e di gratitudine davanti a questo mistero, e imparate: tutta la potenza, tutta la maestà, tutta la bellezza, tutta l'armonia infinita di Dio, le sue grandi e incommensurabili ricchezze, un Dio tutt'intero, si è celato nell'Umanità di Cristo per servirci. L'Onnipotente si mostra risoluto ad offuscare per un certo tempo la sua gloria, per facilitare l'incontro redentore con le sue creature.

Dio nessuno l'ha mai visto — scrive san Giovanni Evangelista —; proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato (Gv 1, 18), presentandosi allo sguardo attonito degli uomini: dapprima, come un neonato, a Betlemme; poi, come un bambino uguale agli altri; più tardi, nel tempio, come un adolescente assennato e sveglio; e, alla fine, con la figura amabile e attraente del Maestro, che faceva breccia nei cuori delle folle che lo seguivano con entusiasmo.

Basta rievocare pochi tratti dell'Amore di Dio che si incarna, e subito la sua generosità ci tocca l'anima, ci accende, ci spinge dolcemente a un dolore di contrizione per il nostro comportamento, così spesso meschino ed egoista. Gesù Cristo non esita ad abbassarsi per elevare noi dalla miseria alla dignità di figli di Dio, di fratelli suoi. Tu e io, invece, sovente ci inorgogliamo stoltamente per i doni e i talenti ricevuti, facendoli diventare un piedistallo per imporci sugli altri, come se il merito di certe azioni, portate a termine con relativa perfezione, dipendesse esclusivamente da noi: Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l'hai ricevuto, perché te ne vanti come se non l'avessi ricevuto? (1 Cor 4, 7).

Nel considerare la dedizione che Dio fa di Sé e il suo annichilimento — lo dico perché lo meditiamo, e ciascuno pensi a sé —, la vanagloria, la presunzione del superbo rivelano la loro natura di peccati orrendi, proprio perché collocano la persona all'estremo opposto del modello che Gesù Cristo ci ha offerto col suo comportamento. Pensateci bene: Egli, che era Dio, umiliò se stesso. L'uomo, orgoglioso del proprio io, pretende a ogni costo di esaltare se stesso, non riconoscendo di essere fatto di rozza terraglia.

Il Signore chiede cuori generosi, animati da vero distacco. Ci riusciremo se scioglieremo risolutamente le funi o i fili sottili che ci tengono legati a noi stessi. Non vi nascondo che questa decisione richiede una lotta costante, un continuo superamento della propria intelligenza e della propria volontà, una rinuncia — in poche parole — più difficile dell'abbandono dei beni materiali più bramati.

Il distacco predicato dal Maestro e da lui richiesto a tutti i cristiani, comporta necessariamente anche delle manifestazioni esterne. Gesù Cristo coepit facere et docere (At 1, 1): ha annunciato la sua dottrina prima con le opere che con le parole. Lo avete visto nascere in una stalla, nella più assoluta indigenza, e dormire i suoi primi sonni su questa terra, adagiato sulla paglia di una mangiatoia. Poi, durante gli anni delle sue imprese apostoliche, ricorderete, fra molti altri esempi, il chiaro avvertimento che egli diede a uno che si era offerto di seguirlo come discepolo: Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo (Lc 9, 58). E non dimenticate di contemplare la scena, riportata dal Vangelo, in cui gli Apostoli, per mitigare la fame, colgono in giorno di sabato delle spighe di grano lungo la via (cfr Mc 2, 23).

Nel comportarci con normalità — come la gente uguale a noi — e con senso soprannaturale, non facciamo altro che seguire l'esempio di Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo. Potete ben vedere che tutta la sua vita è piena di naturalezza. Per trent'anni resta nell'ombra, senza richiamare l'attenzione, come uno dei tanti lavoratori, e nel suo villaggio è conosciuto come il figlio del falegname. Neppure durante la vita pubblica si nota qualcosa di stonato perché strano o eccentrico. Si circondava di amici, come tutti gli altri suoi concittadini, e il suo comportamento non differiva dal loro. Tanto che Giuda, per indicarlo, deve dare un segno convenuto: Quello che bacerò, è lui (Mt 26, 48). In Gesù non c'era niente di stravagante. Mi commuove sempre questa regola di condotta del Maestro, che passa in mezzo agli uomini come uno qualsiasi.

Giovanni Battista — seguendo una vocazione speciale — vestiva di pelle di cammello e si nutriva di locuste e di miele selvatico. Il Salvatore indossava una tunica senza cuciture, tessuta in un solo pezzo, mangiava e beveva come gli altri, la felicità degli altri lo riempiva di gioia, si commuoveva davanti al dolore del prossimo, non rifiutava il riposo che gli amici gli offrivano, e tutti erano al corrente che Egli si era guadagnato il proprio sostentamento, per molti anni, lavorando con le sue mani accanto a Giuseppe, l'artigiano. Così dobbiamo anche noi sbrigarcela in mezzo al mondo: come ha fatto il Signore. Per dirtela in poche parole, dobbiamo avere i vestiti puliti, il corpo pulito e, soprattutto, pulita l'anima.

Inoltre — perché non rilevarlo? — il Signore che predica un così meraviglioso distacco dai beni terreni, dimostra nel contempo una cura ammirevole di non sprecarli. Dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani, che con tanta generosità servì a sfamare più di cinquemila uomini, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati perché nulla vada perduto». Li raccolsero, e riempirono dodici canestri (Gv 6, 12-13). Se meditate con attenzione tutto questo episodio, imparerete a non essere mai taccagni, ma buoni amministratori dei talenti e dei mezzi materiali da Dio concessi.

Riferimenti alla Sacra Scrittura