Elenco di punti

Ci sono 2 punti in «Amici di Dio» il cui argomento è Amore di Dio → fine dell'uomo .

Su questa nostra terra, pur se abbondano i timorosi e i frivoli, molti uomini retti, spinti da un nobile ideale — anche se privi di un motivo soprannaturale, per mera filantropia —, affrontano ogni specie di privazioni e si prodigano generosamente al servizio degli altri, per aiutarli nelle loro sofferenze o nelle loro difficoltà. Mi sento sempre spinto a rispettare e anche ad ammirare la tenacia di chi lavora con decisione per un ideale limpido. Tuttavia considero mio preciso dovere ricordare che tutto ciò che intraprendiamo quaggiù, quando è un'impresa esclusivamente umana, nasce sotto il segno della caducità. Meditate le parole della Scrittura: Ho considerato tutte le opere fatte dalle mie mani e tutta la fatica che avevo durato a farle: ecco, tutto mi è apparso vanità e un inseguire il vento; non c'è alcun vantaggio sotto il sole (Qo 2, 11).

Tale precarietà non soffoca la speranza. Al contrario quando riconosciamo la piccolezza e la contingenza delle iniziative terrene, quella fatica si apre all'autentica speranza, che eleva tutto l'umano affaccendarsi e lo trasforma in luogo di incontro con Dio. Il lavoro viene così illuminato da una luce perenne, che fuga le tenebre della disillusione. Ma se trasformiamo i progetti temporali in mete assolute, cancellando dall'orizzonte la dimora eterna e il fine per cui siamo stati creati — amare e lodare il Signore, e possederlo poi in Cielo —, le più brillanti iniziative si mutano in tradimenti e persino in strumenti per svilire le creature. Ricordate la sincera e famosa esclamazione di sant'Agostino, che aveva sperimentato tanta amarezza quando, disconoscendo Dio, cercava lontano da Lui la felicità: Ci hai fatti per te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te (SANT'AGOSTINO, Confessioni, 1, 1, 1 [PL 32, 661]). Forse non esiste nulla di più tragico nella vita degli uomini che gli inganni sofferti a causa della corruzione o della falsificazione della speranza, quando questa virtù viene presentata in una prospettiva che non ha come oggetto l'Amore che sazia senza saziare.

Vorrei che anche a voi avvenisse come a me: la sicurezza di sentirmi — di sapermi — figlio di Dio mi riempie di quella vera speranza che, infusa nelle creature come virtù soprannaturale, si adatta alla nostra natura ed è anche una virtù molto umana. Sono felice per la certezza del Cielo che raggiungeremo, se rimaniamo fedeli sino alla fine; per la felicità di cui saremo colmi, quoniam bonus (Sal 105, 1), perché il mio Dio è buono e la sua misericordia è infinita. Tale convincimento mi aiuta a comprendere che solo ciò che porta il sigillo di Dio rivela il segno indelebile dell'eternità, e il suo valore è imperituro. Perciò, la speranza non mi separa dalle cose di questa terra, ma mi accosta a codeste realtà in modo nuovo, cristiano, portandomi a scoprire in ogni cosa la relazione della natura — caduta — con Dio Creatore, con Dio Redentore.

 Forse più d'uno si chiede: noi cristiani, in che cosa dobbiamo sperare? Il mondo ci offre molti beni, appetibili dal nostro cuore, che reclama la felicità e insegue con ansia l'amore. Inoltre vogliamo seminare la pace e la gioia a mani piene; non ci sentiamo soddisfatti di ottenere la prosperità personale, e cerchiamo che siano contenti tutti coloro che ci stanno vicino.

Disgraziatamente, alcuni, con una prospettiva rispettabile ma piatta, con ideali del tutto caduchi e fugaci, dimenticano che gli aneliti del cristiano devono essere orientati verso traguardi più elevati, infiniti. Ci interessa l'Amore stesso di Dio, per goderlo pienamente, con un godimento senza fine. Abbiamo costatato in tanti modi che la realtà di quaggiù passerà per tutti, quando terminerà questo mondo: e termina per ciascuno con la morte, perché nel sepolcro non ci accompagnano né le ricchezze né gli onori. Perciò, sull'ala della speranza, che anima i nostri cuori a elevarsi fino a Dio, abbiamo appreso a pregare: in te Domine speravi, non confundar in aeternum (Sal 30, 2); in te, o Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso: spero in Te, perché tu mi diriga con le tue mani ora e sempre nei secoli dei secoli.

Riferimenti alla Sacra Scrittura