Elenco di punti

Ci sono 3 punti in «Amici di Dio» il cui argomento è Contrizione.

Basta rievocare pochi tratti dell'Amore di Dio che si incarna, e subito la sua generosità ci tocca l'anima, ci accende, ci spinge dolcemente a un dolore di contrizione per il nostro comportamento, così spesso meschino ed egoista. Gesù Cristo non esita ad abbassarsi per elevare noi dalla miseria alla dignità di figli di Dio, di fratelli suoi. Tu e io, invece, sovente ci inorgogliamo stoltamente per i doni e i talenti ricevuti, facendoli diventare un piedistallo per imporci sugli altri, come se il merito di certe azioni, portate a termine con relativa perfezione, dipendesse esclusivamente da noi: Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l'hai ricevuto, perché te ne vanti come se non l'avessi ricevuto? (1 Cor 4, 7).

Nel considerare la dedizione che Dio fa di Sé e il suo annichilimento — lo dico perché lo meditiamo, e ciascuno pensi a sé —, la vanagloria, la presunzione del superbo rivelano la loro natura di peccati orrendi, proprio perché collocano la persona all'estremo opposto del modello che Gesù Cristo ci ha offerto col suo comportamento. Pensateci bene: Egli, che era Dio, umiliò se stesso. L'uomo, orgoglioso del proprio io, pretende a ogni costo di esaltare se stesso, non riconoscendo di essere fatto di rozza terraglia.

Dice la Sacra Scrittura che perfino il giusto cade sette volte (Pro 24, 16). Tutte le volte che ho letto queste parole, la mia anima è stata scossa da un forte sussulto di amore e di dolore. Ancora una volta il Signore ci viene incontro, con il suo avvertimento divino, per parlarci della sua misericordia, della sua tenerezza, della sua clemenza, che mai si esauriscono. Siatene sicuri: Dio non ama le nostre miserie, ma non le rifiuta, e conta proprio su di esse per farci santi.

Un sussulto d'amore, vi dicevo. Guardo la mia vita e, sinceramente, vedo che non sono nulla, non valgo nulla. non ho nulla, non posso nulla; di più, che io sono il nulla! Ma Lui è tutto e, allo stesso tempo, è mio, e io sono suo, perché non mi respinge, perché si è donato per me. Avete mai contemplato un amore più grande?

E un sussulto di dolore: perché esamino la mia condotta, e mi sgomento di fronte al cumulo delle mie negligenze. Mi basta ripercorrere le poche ore che ho trascorso in piedi in questo giorno, per scoprire tante mancanze d'amore, di corrispondenza fedele. Mi addolora davvero il mio comportamento, ma non mi toglie la pace. Mi prostro davanti a Dio, e gli espongo con chiarezza la mia situazione. Subito ricevo l'assicurazione della sua assistenza, e sento in fondo al cuore che Lui mi ripete lentamente: «Meus es tu, tu mi appartieni (Is 43, 1); sapevo — e so — come sei; avanti!».

Non può essere diversamente. Se ci sforziamo di metterci di continuo alla presenza del Signore, aumenterà la nostra fiducia, costatando che il suo Amore e il suo invito rimangono attuali: Dio non si stanca di amarci. La speranza ci dimostra che, senza di Lui, non possiamo realizzare neanche il più piccolo dovere; invece con Lui, con la sua grazia, si cicatrizzeranno le nostre ferite; ci rivestiremo della sua fortezza per resistere agli attacchi del nemico, e miglioreremo. In breve: la coscienza di essere come vasi d'argilla ci deve servire, anzitutto, per consolidare la nostra speranza in Gesù Cristo.

Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontano da terra se non un centinaio di metri (Gv 21, 8). Subito mettono la pesca ai piedi del Signore, perché è sua. Così noi impariamo che le anime sono di Dio, che nessuno su questa terra può attribuirsene la proprietà, e che l'apostolato della Chiesa — che è annuncio e realtà di salvezza — non si fonda sul prestigio di qualcuno, ma sulla grazia divina.

Gesù interroga Pietro per tre volte, come se volesse dargli altrettante possibilità di riparare la sua triplice negazione. Pietro ha imparato; la sua stessa miseria lo ha reso esperto. Consapevole della sua debolezza, è profondamente convinto della vanità di certi sfoggi temerari. Perciò mette tutto nelle mani di Cristo: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo» (Gv 21, 17). Che cosa risponde Gesù? «Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle» (Gv 21, 17). Non le tue, non le vostre: lemie! Perché Lui ha creato l'uomo, Lui lo ha redento, Lui ha riscattato ogni anima, a una a una — ripeto —, al prezzo del suo Sangue.

I donatisti, nel quinto secolo, per attaccare i cattolici, sostenevano che era impossibile che il vescovo di Ippona, Agostino, professasse la verità, perché era stato un grande peccatore. E sant'Agostino suggeriva ai suoi fratelli nella fede come dovevano rispondere: Agostino è vescovo nella Chiesa Cattolica; egli esercita il suo incarico, del quale deve rendere conto a Dio. Lo conobbi tra i buoni. Se è cattivo, lui lo sa; se è buono, non in lui ho riposto però la mia speranza. Perché la prima cosa che ho appreso nella Chiesa Cattolica è di non porre la mia speranza in un uomo (SANT'AGOSTINO, Enarrationes in Psalmos, 36, 3, 20 [PL 36, 395]).

Non facciamo il nostro apostolato. Se fosse nostro, che cosa potremmo dire? Facciamo l'apostolato di Cristo; come Dio lo vuole e come ce l'ha comandato: Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo (Mc 16, 15). Gli errori sono nostri; i frutti del Signore.

Riferimenti alla Sacra Scrittura
Riferimenti alla Sacra Scrittura