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In mezzo ai limiti che sono inscindibilmente connessi con la nostra situazione presente, perché il peccato abita ancora in noi in qualche modo, il cristiano avverte con nuova luce tutta la ricchezza della sua filiazione divina quando si riconosce pienamente libero perché lavora nelle cose del Padre suo, quando la sua gioia diventa costante perché nulla riesce a far crollare la sua speranza.

Oltretutto, è proprio allora che egli può ammirare ogni bellezza e ogni meraviglia della terra, può apprezzare ogni ricchezza e ogni bontà, e può amare con tutta l'integrità e tutta la purezza per le quali è stato fatto il cuore dell'uomo. Ed è allora che il dolore per il peccato non degenera in atteggiamenti d'amarezza, di disperazione o di alterigia, perché la contrizione e la consapevolezza della miseria umana lo conducono a identificarsi di nuovo con l'impegno di redenzione di Cristo e a sentire più intimamente la solidarietà con tutti gli uomini. È allora, infine, che il cristiano avverte in sé con certezza la forza dello Spirito Santo, tanto che le sue cadute non lo prostrano più: sono piuttosto un invito a ricominciare, per continuare a essere, in tutte le strade della terra, un fedele testimone di Cristo, nonostante tutte le miserie personali, che poi in questi casi sono quasi sempre delle mancanze lievi che appena offuscano l'anima; e, anche se fossero gravi, ricorrendo con compunzione al Sacramento della Penitenza, il cristiano ritorna alla pace di Dio e ridiventa un buon testimone delle sue misericordie.

È questa, in una rapida sintesi che a mala pena riesce a tradurre nelle povere parole umane la ricchezza della fede, la vita del cristiano che si lascia guidare dallo Spirito Santo. E quindi, per concludere, non trovo di meglio che far mia la supplica di uno degli inni liturgici della festa di Pentecoste, che è come l'eco della ininterrotta preghiera di tutta la Chiesa: Vieni, Spirito creatore, visita la mente dei tuoi, ricolma di grazia celeste i cuori che tu hai creato. Fa' che per tua grazia conosciamo il Padre, dacci a conoscere anche il Figlio, e facci credere sempre in te, Spirito che procedi da entrambi (dall'inno Veni, Creator Spiritus, dell'ufficio di Pentecoste).

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