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Mi permetta di insistere sulla questione degli istituti secolari. Ho letto uno studio di un noto canonista, il prof. Julián Herranz, in cui si afferma che alcuni di questi istituti sono segreti e che molti altri si identificano praticamente con gli Ordini religiosi — vestendo un abito determinato, abbandonando il lavoro professionale per dedicarsi agli stessi fini cui si dedicano i religiosi, ecc. — fino al punto che i loro membri non hanno inconvenienti a considerarsi dei veri religiosi. Che cosa pensa su tale argomento?

Lo studio sugli Istituti secolari al quale lei si riferisce ha avuto effettivamente un'ampia diffusione fra gli specialisti. Il prof. Herranz, sotto la sua personale responsabilità, formula una tesi ben documentata; circa le conclusioni di questo lavoro, preferisco non fare commenti.

Voglio solo dirle che le caratteristiche a cui accennava non hanno niente a che vedere con l'Opus Dei, che non è segreta e che, per la sua attività e per la vita dei suoi soci, non è in alcun modo paragonabile ai religiosi, perché i soci dell'Opus Dei sono, ripeto, comuni cittadini uguali agli altri, che esercitano liberamente ogni tipo di professione e ogni attività umana onesta1.

Note
1

Mons. Escrivá ha più volte precisato che l'Opus Dei, di fatto, non era un Istituto secolare, come del resto non era nemmeno una comune associazione di fedeli. Per quanto nel 1947 l'Opus Dei fosse stata approvato come Istituto secolare — quella essendo la soluzione giuridica meno inadeguata per l'Opus Dei nel contesto della normativa giuridica allora vigente nella Chiesa — mons. Escrivá aveva pensato, fin da molti anni prima, che la soluzione giuridica definitiva dell'Opus Dei si poneva tra le strutture secolari di giurisdizione personale, come sono le Prelature personali.

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