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Gens sancta, popolo santo, composto da creature con le loro miserie: questa apparente contraddizione segna un aspetto del mistero della Chiesa. La Chiesa, che è divina, è anche umana, perché è formata di uomini, e gli uomini hanno i loro difetti: Omnes homines terra et cinis (Sir 17, 27), tutti noi siamo impastati di terra e cenere

Nostro Signore Gesù Cristo, che fonda la santa Chiesa, si attende che i membri di questo popolo si sforzino continuamente di raggiungere la santità. Ma non tutti rispondono con lealtà alla sua chiamata. Ed è così che nella Sposa di Cristo si ritrovano, nello stesso tempo, le meraviglie del cammino di salvezza e le miserie di coloro che lo percorrono.

Il divino Redentore volle che il ceto degli uomini da Lui fondato fosse anche una società perfetta nel suo genere, fornita di tutti gli elementi giuridici e sociali per perpetuare in terra l'opera salutare della Redenzione… Se nella Chiesa si scorge qualche cosa che denota la debolezza della nostra condizione, ciò non deve attribuirsi alla sua costituzione giuridica, ma piuttosto alla deplorevole tendenza dei suoi singoli membri al male, tendenza che il divino Fondatore permette che esista anche nei membri più ragguardevoli del suo Corpo Mistico, affinché venga messa alla prova la virtù sia delle pecorelle sia dei pastori e in tutti si accumulino i meriti della fede cristiana (PIO XII, enc. Mystici Corporis, 29 giugno 1943).

È questa la realtà della Chiesa, qui e ora. La santità della Sposa di Cristo è pertanto compatibile con l'esistenza, nel suo seno, di persone non prive di difetti. Cristo, infatti, dalla società che aveva fondata, non volle che fossero esclusi i peccatori: se dunque alcuni membri soffrono malattie spirituali, non c'è motivo di diminuire il nostro amore verso la Chiesa, ma piuttosto di aumentare la nostra pietà verso le sue membra (PIO XII, enc. Mystici Corporis, 29 giugno 1943).

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