Carattere

Che la tua vita non sia una vita sterile. —Sii utile. —Lascia traccia. —Illumina con la fiamma della tua fede e del tuo amore.

Cancella, con la tua vita d'apostolo, l'impronta viscida e sudicia che i seminatori impuri dell'odio hanno lasciato. —E incendia tutti i cammini della terra con il fuoco di Cristo che porti nel cuore.

Fossero tali il tuo contegno e la tua conversazione che tutti, nel vederti o nel sentirti parlare, potessero dire: ecco uno che legge la vita di Gesù Cristo.

Gravità. —Smettila con quei modi smorfiosi da femminuccia o da ragazzino. —Sia il tuo portamento esteriore un riflesso della pace e dell'ordine del tuo spirito.

Non dire: “Sono fatto così…, sono cose del mio carattere”. Sono cose della tua mancanza di carattere: sii uomo —esto vir.

Abìtuati a dire di no.

Volta le spalle all'infame che ti sussurra all'orecchio: “Perché complicarti la vita?”.

Non avere spirito provinciale. —Dilata il tuo cuore fino a farlo diventare universale, “cattolico”.

Non volare come le galline quando puoi elevarti come le aquile.

Serenità. —Perché arrabbiarti, se arrabbiandoti offendi Dio, molesti il prossimo, passi tu stesso un brutto quarto d'ora… e alla fine non ti resta che calmarti?

La stessa cosa che hai detto, dilla in altro tono, senza ira: il tuo ragionamento guadagnerà forza e, soprattutto, non offenderai Dio.

Non rimproverare quando senti indignazione per la mancanza commessa. —Aspetta il giorno seguente, o ancora di più. E poi, con calma, purificata l'intenzione, non tralasciare di riprendere. —Otterrai di più con una parola affettuosa che con una discussione di tre ore. —Modera il tuo temperamento.

Volontà. —Energia. —Esempio. —Ciò che si deve fare, si fa… Senza tentennare… Senza riguardi.

Altrimenti, né Cisneros sarebbe stato Cisneros*; né Teresa de Ahumada, Santa Teresa…; né Iñigo de Loyola, Sant'Ignazio… Dio e audacia! —“Regnare Christum volumus!”.

* Cisneros (1436-1517): cardinale spagnolo, reggente del trono di Spagna e confessore della regina Isabella la Cattolica. Il cardinal Cisneros iniziò la riforma della Chiesa in Spagna, anticipando quella che, anni dopo, il Concilio di Trento avrebbe compiuto per tutta la cristianità. Erano celebri la tempra e l’energia del suo carattere (Ndt).

Fatti forte dinanzi agli ostacoli. —La grazia del Signore non ti mancherà: “inter medium montium pertransibunt aquae!” —Valicherai le montagne!

Che importa se provvisoriamente devi limitare la tua attività, quando poi, come una molla che è stata compressa, arriverai ben più lontano di quanto abbia mai potuto sognare?

Allontana da te quei pensieri inutili che, quanto meno, ti fanno perdere tempo.

Non disperdere le tue energie e il tuo tempo, che sono di Dio, a tirare sassi ai cani che ti abbaiano lungo la strada. Non curartene.

Non lasciare il tuo lavoro per l'indomani.

Tu, uno qualunque? Tu… del gregge!? Ma se sei nato per essere un leader! In mezzo a noi non c'è posto per i tiepidi. Umìliati, e Cristo ti accenderà di nuovo con fiamme d'Amore.

Attento a non cadere in quella malattia del carattere che ha per sintomi la mancanza di stabilità in tutto, la leggerezza nell'operare e nel dire, la superficialità…: in una parola, la frivolezza.

E la frivolezza —non dimenticarlo—, che rende i tuoi programmi quotidiani così vuoti (così “pieni di vuoto”), farà della tua vita, se non reagisci in tempo —non domani: adesso!— un fantoccio, morto e inutile.

T'affanni a essere mondano, frivolo, superficiale, perché sei vigliacco. Che cos'è, se non vigliaccheria, quel non voler affrontare te stesso?

Volontà. È una caratteristica molto importante. Non disprezzare le piccole cose, perché nel continuo esercizio di negare e di negarti in esse —che non sono mai futili, né di poco conto— fortificherai, darai virilità, con la grazia di Dio, alla tua volontà, per essere molto padrone di te stesso, innanzitutto. E poi, guida, capo, “leader”!…, per impegnare, spingere, trascinare, col tuo esempio e con la tua parola e con la tua scienza e con la tua autorità.

Urti contro il carattere di questo e di quello… È logico che sia così: non sei una moneta d'oro che piace a tutti.

E poi, senza gli urti che nascono dalla convivenza con il prossimo, come faresti a perdere le asprezze, gli spigoli e le sporgenze —imperfezioni, difetti— del tuo temperamento, per acquistare la forma regolare, brunita e fortemente soave della carità, della perfezione?

Se il tuo carattere e quello di coloro che vivono con te fossero zuccherosi e teneri come meringhe, non ti santificheresti.

Pretesti. —Non te ne mancheranno mai per venire meno ai tuoi doveri. Che abbondanza di ragioni senza ragione!

Non soffermarti a considerarle. —Respingile e fa' il tuo dovere.

Sii forte. —Sii virile. —Sii uomo. —E poi… sii angelo.

Come?… Non puoi fare di più? —Non sarà, piuttosto, che… non puoi fare di meno?

Non ti mancano ambizioni:… di sapere…, di dirigere…, di essere audace.

Bene. D'accordo. —Però… per Cristo, per Amore.

Non state a discutere. —Dalle discussioni di solito non viene la luce, perché la passione la spegne.

Il Matrimonio è un sacramento santo. —A suo tempo, quando dovrai riceverlo, consigliati col tuo direttore o con il confessore per la lettura di un buon libro. —E ti disporrai meglio a sostenere degnamente gli oneri del focolare.

Ridi perché ti dico che hai “vocazione matrimoniale”? —Ebbene, l'hai: proprio così, vocazione.

Raccomàndati a San Raffaele, che ti guidi, come guidò Tobia, casto sino alla fine del cammino.

Il matrimonio è per i soldati, non per lo stato maggiore di Cristo. —Così, mangiare è esigenza dell'individuo, mentre generare è soltanto esigenza della specie, e i singoli possono rinunciarvi.

Desiderio di figli?… Figli, molti figli, e una scia incancellabile di luce lasceremo se sacrifichiamo l'egoismo della carne.

La povera e relativa felicità dell'egoista, che si rinchiude nella sua torre d'avorio, nel proprio guscio…, non è difficile da ottenere in questo mondo. —Ma la felicità dell'egoista non è duratura.

Vorrai perdere, per questa caricatura del cielo, la Felicità della Gloria, che non avrà fine?

Sei calcolatore. —Non dirmi che sei giovane. La giovinezza dà tutto quello che può: dà sé stessa, senza misura.

Egoista. —Tu, sempre “a pensare a te”. Sembri incapace di sentire la fratellanza di Cristo: negli altri non vedi fratelli; vedi gradini.

Prevedo il tuo pieno insuccesso. —E, quando sarai sprofondato, vorrai che gli altri abbiano con te la carità che tu ora non vuoi avere.

Tu non sarai un leader se nella massa vedi soltanto lo sgabello per salire. —Lo diventerai se hai l'ambizione di salvare tutte le anime.

Non puoi vivere volgendo le spalle alla folla: devi sentire l’impazienza di renderla felice.

Non te la senti mai di “esaurire la verità”. —Talvolta, per correttezza. Altre volte —il più delle volte— per non passare un brutto quarto d'ora. Qualche volta per non farlo passare ad altri. E, sempre, per vigliaccheria.

Così, con questa paura di andare fino in fondo, non sarai mai un uomo di criterio.

Non aver paura della verità, anche se la verità ti costasse la vita.

Non mi piacciono i vostri eufemismi: la vigliaccheria la chiamate prudenza. —E la vostra “prudenza” fa che i nemici di Dio, col cervello vuoto di idee, si diano arie di sapienti e scalino posti che mai dovrebbero scalare.

Quell'abuso non è irrimediabile. —È mancanza di carattere consentire che perduri, quasi si trattasse di cosa disperata e impossibile da correggere.

Non scansare il dovere. —Còmpilo con rettitudine, anche se altri lo lasciano incompiuto.

Hai, come si dice, “molta parlantina”. Ma, con tutta la tua verbosità, non riuscirai a rendermi giustificabile —provvidenziale!, mi hai detto— ciò che non ha giustificazione.

Sarà vero —non lo credo, non lo credo— che sulla terra non ci sono uomini, ma ventri?

“Chieda a Dio che io mai voglia limitarmi al facile”. —L'ho già chiesto. —Adesso tocca a te l'impegno di realizzare questo bel proposito.

Fede, allegria, ottimismo. Però, non la stoltezza di chiudere gli occhi di fronte alla realtà.

Che modo trascendentale di vivere vuote sciocchezze e che maniera di riuscire a essere qualcuno nella vita —salendo, salendo— a forza di “pesar poco”, di non aver nulla nel cervello e nulla nel cuore!

Perché questa volubilità di carattere? Quando fisserai la tua volontà su qualche cosa? —Lascia la tua affezione per le prime pietre e metti l'ultima pietra in uno solo dei tuoi progetti.

Non essermi così… suscettibile. —Te la prendi per tutto. —Con te bisogna misurare le parole anche per parlare delle cose più insignificanti.

Non ti offendere se ti dico che sei… insopportabile. —Fino a quando non ti sarai corretto, non sarai utile.

Chiedi scusa amabilmente come vogliono la carità cristiana e la convenienza sociale. —E poi, avanti!, con santa facciatosta, senza fermarti prima di aver percorso tutta la salita del compimento del tuo dovere.

Perché ti dispiacciono certe false supposizioni fatte sul tuo conto? —Faresti anche di peggio, se Dio ti lasciasse. —Persevera nel bene, e fa’ spallucce.

Non credi che l'uguaglianza, così come la intendono, sia sinonimo d'ingiustizia?

Quell'enfasi e quell'aria di sufficienza non ti si addicono: si vede che sono posticce. —Prova, almeno, a non usarne con il tuo Dio, né con il tuo Direttore, né con i tuoi fratelli: e, fra loro e te, vi sarà una barriera di meno.

Poco vigore ha il tuo carattere: che smania di impicciarti in ogni cosa! —Vuoi proprio essere il sale di tutti i piatti… E —non arrabbiarti se ti parlo chiaro— hai poco garbo per essere sale: non sei capace, come questo condimento, di scioglierti e di non farti vedere.

Ti manca spirito di sacrificio. E hai fin troppo spirito di curiosità e di esibizione.

Taci. —Non essermi “bambinoide”, caricatura di bambino, pettegolo, intrigante, sussurrone. —Con le tue chiacchiere e le tue dicerie hai intiepidito la carità; hai fatto il lavoro peggiore e… se per caso hai scosso —malalingua— i forti muri della perseveranza altrui, la tua perseveranza non è più grazia di Dio, perché è strumento traditore del nemico.

Sei curioso e impiccione, pettegolo e ficcanaso: non ti vergogni d'essere, anche nei difetti, così poco maschile? Sii uomo: e trasforma questa voglia di sapere tutto sul conto degli altri nella voglia e nella realtà della conoscenza di te stesso.

Il tuo spirito virile, retto e semplice, si avvilisce nel sentirsi coinvolto in imbrogli e dicerie che non sa spiegarsi e nei quali non ha mai voluto immischiarsi. —Sopporta l'umiliazione di essere sulla bocca della gente, e fa' in modo che la lezione ti insegni una maggiore discrezione.

Perché, quando giudichi gli altri, metti nella tua critica l'amarezza dei tuoi personali insuccessi?

Quel tuo spirito critico —ti concedo che non è mormorazione— non devi esercitarlo nel tuo apostolato, né verso i tuoi fratelli. —Quel tuo spirito critico —scusami se te lo dico— è un grave ostacolo alla tua impresa soprannaturale; infatti, finché stai a esaminare il lavoro degli altri, senza averne il diritto —con assoluta purezza di propositi: te lo concedo—, tu non fai nulla di positivo e, con l'esempio della tua passività, rallenti il buon andamento di tutti.

“Allora —domandi inquieto— quello spirito critico, che è nella sostanza del mio carattere…?”.

Ti tranquillizzerò: prendi la penna e un foglio di carta; scrivi con semplicità e con fiducia —e brevemente!— i motivi che ti turbano, consegna la nota al superiore, e non pensarci più. —Egli, che esercita l'autorità —ha la grazia di stato—, ne terrà conto… o la getterà nel cestino. —Dato che il tuo spirito critico non è mormorazione e lo eserciti con intendimenti elevati, per te sarà lo stesso.

Concedere? È una parola che si trova soltanto —“bisogna concedere!”— nel vocabolario di coloro che non hanno voglia di lottare —pigri, calcolatori o vigliacchi—, perché si considerano vinti in partenza.

Ragazzo mio: sii un po' meno ingenuo (anche se sei molto bambino, e proprio perché davanti a Dio lo sei), e non mettermi alla berlina i tuoi fratelli davanti agli estranei.

Riferimenti alla Sacra Scrittura
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