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Per avviare l'orazione, sono solito materializzare perfino le cose più spirituali; è un metodo che forse può aiutare anche qualcuno di voi. Nostro Signore lo utilizzava. Gli piaceva insegnare in parabole tratte dall'ambiente che lo circondava: il pastore e le pecore, la vite e i tralci, le barche e le reti, il seme che il seminatore sparge nel campo… Nella nostra anima è stata seminata la Parola di Dio. Quale terra gli abbiamo preparato? Quella dove abbondano le pietre? Quella piena di spine? O forse un luogo troppo calpestato da passi meramente umani, pigri, senza slancio? Fa', o Signore, che il mio podere sia di buona terra, terra fertile, esposta generosamente alla pioggia e al sole; che la tua semina metta radici; che produca spighe piene di buon frumento.

Io sono la vite e voi i tralci (Gv 15, 5). Giunge settembre e le piante sono cariche di sarmenti lunghi e sottili, flessibili e nodosi, ricolmi di frutti pronti già per la vendemmia. Osservate quei tralci: sono ripieni perché ricevono la linfa del tronco. Solo così quelle minuscole gemme di pochi mesi prima, hanno potuto trasformarsi in polpa dolce e matura, capace di riempire di gioia la vista e il cuore degli uomini (cfr Sal 103, 15). Sul suolo restano degli sterpi isolati, che la terra va ricoprendo. Anch'essi erano tralci, ma sono aridi, rinsecchiti. Sono il simbolo più espressivo della sterilità. Perché senza di me non potete far nulla (Gv 15, 5).

Il tesoro. Immaginate la gioia immensa del fortunato scopritore. Sono finite le sue ristrettezze, le sue angustie. Vende tutto ciò che possiede e compra quel campo. Tutto il suo cuore è posto là, dove è nascosta la sua ricchezza (cfr Mt 6, 21). Il nostro tesoro è Cristo; non dobbiamo esitare a buttare a mare tutto quello che è di intralcio per seguirlo. E la barca, libera infine dalla zavorra inutile, navigherà diritta fino al porto sicuro dell'Amore di Dio.

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