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Gesù, nostro Signore, lungo la sua vita terrena, è stato coperto di ingiurie, lo hanno maltrattato in tutti i modi possibili. Vi ricordate? Vanno dicendo che si comporta come un ribelle e affermano che è un indemoniato (cfr Mt 11, 18). Un'altra volta interpretano male le manifestazioni del suo Amore infinito e lo tacciano di amico dei peccatori (cfr Mt 9, 11).

Più tardi, a Lui, che è la penitenza e la temperanza in persona, rinfacciano di frequentare i banchetti dei ricchi (cfr Lc 19, 7). Inoltre lo chiamano con disprezzo fabri filius (Mt 13, 55), figlio dell'artigiano, del falegname, come se fosse un'ingiuria. Permette che lo chiamino mangione e beone… Lascia che lo accusino di tutto, eccetto che non sia casto. Su questo argomento ha chiuso loro la bocca, perché vuole che noi conserviamo il suo esempio senza ombre: un meraviglioso esempio di purezza, di candore, di luce, di amore capace di bruciare tutto il mondo per purificarlo.

A me piace far riferimento alla santa purezza contemplando il comportamento del Signore. Egli mise manifestamente una grande delicatezza nel vivere questa virtù. Osservate ciò che riferisce san Giovanni quando Gesù, fatigatus ex itinere, sedebat sic sopra fontem (Gv 4, 6), stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo.

Aprite gli occhi dell'anima e rivivete con calma la scena: Gesù Cristo, perfectus Deus, perfectus homo (Simbolo Quicumque), è affaticato dal cammino e dal lavoro apostolico, come forse è successo anche a voi, qualche volta, fino a sentirvi esausti, da non poterne più. È commovente vedere il Maestro così provato. Inoltre ha fame: i discepoli sono andati al vicino paese per cercare qualcosa da mangiare. E ha sete.

Ma più che la fatica del corpo, lo consuma la sete delle anime. Perciò, quando arriva la samaritana, una donna peccatrice, il cuore sacerdotale di Cristo si prodiga, infaticabile, per recuperare la pecora smarrita; dimentica la fatica, la fame, la sete.

Il Signore era impegnato in quella grande opera di carità, quando tornarono gli apostoli dalla città e mirabantur quia cum muliere loquebatur (Gv 4, 27), si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Quanta delicatezza! Perché amava tanto la virtù incantevole della santa purezza, che ci aiuta ad esser più forti, più generosi, più fecondi, più capaci di lavorare per Dio, più capaci di cose grandi!

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