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Cerca riposo nella filiazione divina. Dio è un padre pieno di tenerezza, di infinito amore. Chiamalo Padre molte volte al giorno e digli — da solo a solo, nel tuo cuore — che lo ami, che lo adori, che senti l'orgoglio — che ti riempie di forza — di essere suo figlio. Vivrai così un autentico programma di vita interiore che ha come perno quelle norme di pietà con Dio — poche, ripeto, ma costanti —, che ti permetteranno di acquisire i sentimenti e le maniere di un buon figlio.

Devo ancora metterti in guardia contro il pericolo dell'assuefazione — vera tomba della pietà —, che si presenta di frequente mascherata dall'ambizione di realizzare o intraprendere gesta importanti, mentre si trascura per comodità il dovere quotidiano. Quando avverti questa tentazione, mettiti sinceramente alla presenza del Signore: pensa se il tedio di dover lottare sempre sullo stesso punto non dipende dal fatto di non avere cercato Dio; guarda se è venuta meno — per mancanza di generosità, di spirito di sacrificio — la perseveranza fedele nel lavoro. In questa situazione, le norme di pietà, le piccole mortificazioni, l'attività apostolica che non ottiene frutto immediato, ci appaiono tremendamente sterili. Siamo vuoti e forse cominciamo a sognare nuovi progetti, per far tacere la voce del nostro Padre del Cielo, che reclama lealtà totale. E, con l'anima ossessionata dalle cose grandi, lasciamo da parte la realtà più sicura, il cammino che senza dubbio ci conduce direttamente alla santità: segno certo che abbiamo perso la prospettiva soprannaturale, che è venuta meno la convinzione di essere bambini piccini, come pure la persuasione che nostro Padre opererebbe in noi meraviglie, se ricominciassimo con umiltà.

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