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Continuiamo negli esempi, tratti sempre dalla vita quotidiana. San Paolo ricorda: Ogni atleta è temperante in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile, noi invece una incorruttibile (1 Cor 9, 25). Guardatevi intorno. Osservate a quanti sacrifici si sottomettono, di buon grado o controvoglia, uomini e donne per curare il loro corpo, per proteggere la salute, per essere apprezzati… E noi non ci lasceremo scuotere dall'immenso amore di Dio, così mal corrisposto dall'umanità, per mortificare ciò che deve essere mortificato, affinché la nostra mente e il nostro cuore siano più solleciti ai cenni del Signore?

Il senso cristiano è stato talmente stravolto in molte coscienze che, a sentir parlare di mortificazione e di penitenza, si pensa solo ai grandi digiuni e ai cilici che vengono menzionati nelle mirabolanti biografie di certi santi. All'inizio di questa meditazione abbiamo posto la chiara premessa di dover imitare Gesù Cristo, prendendolo a modello della nostra condotta. Di certo, Egli preparò l'esordio della sua predicazione con un ritiro nel deserto, digiunando per quaranta giorni e quaranta notti (cfr Mt 4, 1-11), ma prima e dopo praticò la virtù della temperanza con tanta naturalezza che i suoi nemici ne approfittarono per calunniarlo tacciandolo di mangione e beone, amico dei pubblicani e dei peccatori (Lc 7, 34).

Riferimenti alla Sacra Scrittura
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