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Pensa a ciò che dice lo Spirito Santo, e riempiti di stupore e di gratitudine: “Elegit nos ante mundi constitutionem” ci ha scelti, prima di creare il mondo, “ut essemus sancti in conspectu eius!” per essere santi al suo cospetto.
Essere santi non è facile, ma non è neppure difficile. Essere santo vuol dire essere buon cristiano: assomigliare a Cristo. Chi più assomiglia a Cristo, più è cristiano, più di Cristo, più santo.
E quali mezzi abbiamo? Gli stessi dei primi fedeli, che videro Gesù, o che lo intravvidero attraverso i racconti degli Apostoli o degli Evangelisti.
Se sei un altro Cristo, se ti comporti da figlio di Dio, lì dove sei appiccherai il fuoco: Cristo infiamma, non lascia indifferenti i cuori.
Tutti dobbiamo essere “ipse Christus” lo stesso Cristo. È San Paolo che ce lo ingiunge in nome di Dio: “Induimini Dominum Iesum Christum” rivestitevi di Gesù Cristo.
Ciascuno di noi tu! deve badare a come indossa il vestito di cui parla l'Apostolo; ciascuno, personalmente, deve dialogare ininterrottamente con il Signore.
Vivi con naturalezza la vita cristiana! Insisto: fa' conoscere Cristo nella tua condotta, così come riproduce l'immagine uno specchio normale, che non deforma, né fa caricature. Se sei normale, come un simile specchio, rifletterai la vita di Cristo, e la mostrerai agli altri.
Tu vuoi ricalcare le orme di Cristo, rivestirti delle sue vesti, identificarti con Gesù: ebbene, la tua fede sia operativa e sacrificata, con opere di servizio, gettando via ciò che intralcia.
Mi facevi osservare, ancora indeciso: come si notano i momenti in cui il Signore mi chiede di più!
Mi limitai soltanto a ricordarti: mi avevi assicurato di volerti unicamente identificare con Lui; perché opponi resistenza?
La vita di Gesù Cristo, se gli siamo fedeli, si ripete in qualche modo in quella di ciascuno di noi, tanto nel suo processo interno la santificazione quanto nella condotta esterna.
Sii riconoscente per la sua bontà.
Ascolta dalle labbra di Gesù la parabola che San Giovanni racconta nel suo Vangelo: “Ego sum vitis, vos palmites” Io sono la vite; voi, i tralci.
Hai già nell'immaginazione, nell'intelligenza, l'intera parabola. E vedi che un tralcio separato dal ceppo, dalla vite, non serve a nulla, non si riempirà di frutti, farà la fine di un pezzo di legno secco, che gli uomini o le bestie calpesteranno, o che verrà gettato nel fuoco…
Tu sei il tralcio: deducine tutte le conseguenze.
I tralci, uniti alla vite, maturano e producono frutti.
Che cosa dobbiamo fare tu e io? Stare molto uniti, per mezzo del Pane e della Parola, a Gesù, che è la nostra vite…, dicendogli parole affettuose per tutto il giorno. Gli innamorati fanno così.
Di' con calma al Maestro: Signore, voglio solo servirti! Voglio solo compiere i miei doveri, e amarti con anima innamorata! Fammi sentire al mio fianco il tuo passo sicuro. Sii Tu il mio unico appoggio.
Diglielo adagio…, e diglielo per davvero!
Figliolo, dov'è il Cristo che le anime cercano in te? nella tua superbia? nella tua voglia di importi agli altri? nelle meschinità di carattere che non vuoi vincere? in questa testardaggine?… È lì Cristo? No!!
D'accordo: devi avere personalità, ma la tua deve cercare di identificarsi con Cristo.
San Giuseppe, Padre e Signore nostro, castissimo, limpidissimo, che hai meritato di portare in braccio Gesù Bambino, e di lavarlo e abbracciarlo: insegnaci a trattare il nostro Dio, a essere puri, degni di essere altri Cristi.
E aiutaci a percorrere e a indicare, come Cristo, i cammini divini nascosti e luminosi , dicendo agli uomini che, sulla terra, possono avere costantemente un'efficacia spirituale straordinaria.
Documento stampato da https://escriva.org/it/book-subject/forja/19590/ (04/05/2024)