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In mezzo a tanto egoismo, a tanta indifferenza ognuno ai fatti suoi!, ricordo quei somarelli di legno, forti, robusti, che trottavano su un tavolo… Uno aveva perso una zampa. Ma andava avanti, perché si appoggiava agli altri.
Ti ho capito bene, quando concludevi: decisamente non arrivo quasi neppure all'altezza di un somarello…, del somarello che fu il trono di Gesù quando entrò in Gerusalemme: resto nel vile mucchietto di stracci sporchi, che perfino il più povero straccivendolo disprezza.
Ma ti ho fatto notare: eppure, il Signore ti ha scelto e vuole che tu sia suo strumento. Pertanto, il fatto reale di vederti così miserabile, deve diventare una ragione in più per essere grato a Dio della sua chiamata.
Come si attagliano mirabilmente ai figli di Dio queste parole di Sant'Ambrogio! Parla del somarello legato all'asina, di cui Gesù aveva bisogno per il suo trionfo, e commenta: “Solo un ordine del Signore poteva scioglierlo. Lo slegarono le mani degli Apostoli. Per un fatto del genere, si richiedono un modo di vivere e una grazia speciale. Sii anche tu apostolo, per poter liberare quelli che sono prigionieri”.
Consentimi di aggiungere un commento a questo testo: quante volte, per mandato di Gesù, dovremo sciogliere i legami delle anime, perché Egli ne ha bisogno per il suo trionfo! Siano di apostolo le nostre mani, e le nostre azioni, e la nostra vita… Allora Dio ci darà anche grazia di apostolo, per rompere i ceppi degli incatenati.
Documento stampato da https://escriva.org/it/book-subject/forja/19007/ (06/05/2024)