Elenco di punti

Ci sono 4 punti in «È Gesù che passa» il cui argomento è Vita soprannaturale  → azione dello Spirito Santo .

Se ora vogliamo determinare — sia pure in linee generali — quale sia lo stile di vita che porti ad avere un rapporto di amicizia e di familiarità con lo Spirito Santo — e, assieme a Lui, con il Padre e il Figlio — dobbiamo considerare tre realtà fondamentali: la docilità, la vita di preghiera, l'unione alla Croce.

In primo luogo la docilità, perché è lo Spirito Santo che con le sue ispirazioni dà tono soprannaturale ai nostri pensieri, ai nostri desideri e alle nostre opere. È Lui che ci spinge ad aderire alla dottrina di Cristo e ad assimilarla in tutta la sua profondità; è Lui che ci illumina per farci prendere coscienza della nostra vocazione personale e ci sostiene per farci realizzare tutto ciò che Dio si attende da noi. Se siamo docili allo Spirito Santo, l'immagine di Cristo verrà a formarsi sempre più nitidamente in noi, e in questo modo saremo sempre più vicini a Dio Padre. Sono infatti coloro che sono guidati dallo Spirito di Dio, i veri figli di Dio (Rm 8, 14). Se ci lasciamo guidare da questo principio di vita presente in noi, la nostra vitalità spirituale si svilupperà sempre più, e noi ci abbandoneremo nelle mani di Dio nostro Padre con la stessa spontaneità e con la stessa fiducia con cui il bambino si getta nelle braccia del padre. Se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli, ha detto il Signore (Mt 18, 3). Questo antico e sempre attuale itinerario interiore di infanzia, non è fragile sentimentalismo né carenza di maturità umana, bensì la vera maturità soprannaturale, che ci porta a scoprire sempre meglio le meraviglie dell'amore divino, a riconoscere la nostra piccolezza e a identificare del tutto la nostra volontà con la volontà di Dio.

Poi, la vita di preghiera: perché la dedizione, l'obbedienza, la mansuetudine del cristiano nascono dall'amore e all'amore tendono. E l'amore porta al rapporto, al colloquio, all'amicizia. La vita cristiana richiede un dialogo costante con Dio uno e trino, e proprio a questa intimità ci spinge lo Spirito Santo. Chi conosce i segreti dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui? Così i segreti di Dio nessuno li ha potuti conoscere se non lo Spirito di Dio (1 Cor 2, 11). Se avremo un rapporto continuo con lo Spirito Santo, diventeremo spirituali, ci sentiremo fratelli di Cristo e figli di Dio, e non esiteremo a invocare Iddio come vero Padre di ciascuno di noi (cfr Gal 4, 6; Rm 8, 15).

Bisogna che ci abituiamo a frequentare lo Spirito Santo che ci deve santificare, ad avere fiducia in Lui, a invocare il suo aiuto, a sentirlo vicino a noi. Così il nostro povero cuore si dilaterà sempre di più, e avremo un anelito sempre più ardente d'amore verso Dio e, per Lui, d'amore per tutte le creature. E si riprodurrà nella nostra vita la visione finale dell'Apocalisse: lo spirito e la sposa, lo Spirito Santo e la Chiesa — e con essi ogni cristiano — si rivolgono a Gesù, a Cristo, e gli chiedono di venire, di rimanere con noi per sempre (cfr Ap 22, 17).

E infine l'unione con la Croce: perché nella vita di Cristo il Calvario ha preceduto la Risurrezione e la Pentecoste, e questo medesimo processo deve riprodursi nella vita di ogni cristiano: Noi siamo coeredi di Cristo — dice san Paolo — se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria (Rm 8, 17). Lo Spirito Santo è il frutto della Croce, della dedizione totale a Dio, della ricerca esclusiva della sua gloria e della totale rinuncia a noi stessi.

Quando l'uomo, fedele alla grazia, si decide a collocare la Croce nel centro della sua anima, rinnegando se stesso per amor di Dio, distaccandosi veramente dall'egoismo e da ogni falsa sicurezza umana; quando cioè l'uomo vive veramente di fede, allora e solo allora riceve con pienezza il grande fuoco, la grande luce, la grande consolazione dello Spirito Santo.

Ed è allora che vengono date all'anima anche la pace e la libertà che Cristo ci ha conquistato (cfr Gal 4, 31) e che otteniamo mediante la grazia dello Spirito Santo. Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé (Gal 5, 22-23); e dove c'è lo Spirito del Signore c'è libertà (2 Cor 3, 17).

In mezzo ai limiti che sono inscindibilmente connessi con la nostra situazione presente, perché il peccato abita ancora in noi in qualche modo, il cristiano avverte con nuova luce tutta la ricchezza della sua filiazione divina quando si riconosce pienamente libero perché lavora nelle cose del Padre suo, quando la sua gioia diventa costante perché nulla riesce a far crollare la sua speranza.

Oltretutto, è proprio allora che egli può ammirare ogni bellezza e ogni meraviglia della terra, può apprezzare ogni ricchezza e ogni bontà, e può amare con tutta l'integrità e tutta la purezza per le quali è stato fatto il cuore dell'uomo. Ed è allora che il dolore per il peccato non degenera in atteggiamenti d'amarezza, di disperazione o di alterigia, perché la contrizione e la consapevolezza della miseria umana lo conducono a identificarsi di nuovo con l'impegno di redenzione di Cristo e a sentire più intimamente la solidarietà con tutti gli uomini. È allora, infine, che il cristiano avverte in sé con certezza la forza dello Spirito Santo, tanto che le sue cadute non lo prostrano più: sono piuttosto un invito a ricominciare, per continuare a essere, in tutte le strade della terra, un fedele testimone di Cristo, nonostante tutte le miserie personali, che poi in questi casi sono quasi sempre delle mancanze lievi che appena offuscano l'anima; e, anche se fossero gravi, ricorrendo con compunzione al Sacramento della Penitenza, il cristiano ritorna alla pace di Dio e ridiventa un buon testimone delle sue misericordie.

È questa, in una rapida sintesi che a mala pena riesce a tradurre nelle povere parole umane la ricchezza della fede, la vita del cristiano che si lascia guidare dallo Spirito Santo. E quindi, per concludere, non trovo di meglio che far mia la supplica di uno degli inni liturgici della festa di Pentecoste, che è come l'eco della ininterrotta preghiera di tutta la Chiesa: Vieni, Spirito creatore, visita la mente dei tuoi, ricolma di grazia celeste i cuori che tu hai creato. Fa' che per tua grazia conosciamo il Padre, dacci a conoscere anche il Figlio, e facci credere sempre in te, Spirito che procedi da entrambi (dall'inno Veni, Creator Spiritus, dell'ufficio di Pentecoste).