Elenco di punti

Ci sono 7 punti in «Amici di Dio» il cui argomento è Lavoro → giustizia e carità.

L'umiltà del Signore era un altro colpo contro coloro che dissipano la vita occupandosi solo di se stessi. Stando a Roma, ho commentato varie volte, e forse me lo avete sentito dire, che sotto gli archi oggi in rovina, sfilavano da trionfatori, pieni di vanità, di alterigia, di superbia, gli imperatori e i loro generali vittoriosi. E, nel passare sotto quei monumenti, pare che abbassassero il capo, per timore che la loro fronte maestosa colpisse il grandioso arco. Tuttavia Cristo, umile, non dice nemmeno: riconosceranno che siete miei discepoli perché siete umili e modesti. Vorrei farvi notare che, dopo venti secoli, il mandato del Maestro appare con tutta la forza della sua novità, ed è come la credenziale del vero figlio di Dio.

Lungo la mia vita di sacerdote, ho predicato spessissimo che per molti, disgraziatamente, il mandato continua ad essere nuovo, perché mai o quasi mai si sono sforzati di praticarlo: è triste, però è così. Ed è chiarissimo che l'affermazione del Messia è perentoria: da questo vi riconosceranno, se vi amerete gli uni gli altri! Sento pertanto la necessità di ricordare costantemente quelle parole del Signore. San Paolo aggiunge: Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo (Gal 6, 2). Minuti perduti, magari con la falsa scusa che ti avanza tempo… Mentre ci sono tanti tuoi fratelli, tanti tuoi amici, sovraccarichi di lavoro! Con delicatezza, con garbo, con il sorriso sulle labbra, aiutali in modo tale che risulti quasi impossibile che lo notino; e che neppure ti possano mostrare gratitudine perché la squisitezza discreta della tua carità ha fatto in modo che non la si avvertisse.

«Non avevamo avuto un momento libero», avranno commentato quelle poverette che erano rimaste con le lampade vuote. Agli operai in piazza avanza addirittura la maggior parte del giorno, perché non si sentono in obbligo di prestar servizio, anche quando la richiesta del Signore è continua, è pressante, sin dalla prima ora. Accettiamola rispondendo di sì: e sopportiamo per amore — che non è sopportazione — il peso della giornata e il caldo (Mt 20, 12).

Dobbiamo evitare lo sbaglio di ritenere che l'apostolato si riduca alla testimonianza di qualche pratica di pietà. Tu e io siamo cristiani, ma nello stesso tempo, e senza soluzione di continuità, siamo cittadini e lavoratori, con dei doveri ben chiari che dobbiamo compiere in maniera esemplare, se vogliamo santificarci davvero. Gesù stesso ci stimola: Voisiete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli (Mt 5, 14-16).

Il lavoro professionale — qualunque esso sia — diventa la lucerna che illumina i vostri amici e colleghi. Ripeto pertanto ai membri dell'Opus Dei, e l'affermazione vale anche per tutti voi che mi ascoltate: se mi dicono che Tizio è un buon figlio mio — un buon cristiano —, ma un cattivo calzolaio, che me ne faccio? Se non si sforza di imparare bene il suo mestiere, o di esercitarlo con cura, non potrà santificarlo né offrirlo al Signore; perché la santificazione del lavoro quotidiano è il cardine della vera spiritualità per tutti noi che — immersi nelle realtà terrene — siamo decisi a coltivare un intimo rapporto con Dio.

Possumus! (Mt 20, 22), possiamo vincere anche questa battaglia, con l'aiuto del Signore. Siate convinti che non è difficile trasformare il lavoro in un dialogo di preghiera. Non appena lo si è offerto e si è messo mano all'opera, Dio è già in ascolto, già infonde coraggio. Abbiamo raggiunto lo stile delle anime contemplative, in mezzo al lavoro quotidiano! Perché ci pervade la certezza che Egli ci vede, mentre ci richiede continui superamenti: quel piccolo sacrificio, quel sorriso a un importuno, il cominciare dall'occupazione meno piacevole ma più urgente, la cura dei dettagli di ordine, la perseveranza nel compimento del dovere quando sarebbe così facile interromperlo, il non rimandare a domani ciò che dobbiamo concludere oggi…, tutto per far piacere a Lui, a Dio nostro Padre! E magari, sul tavolo di lavoro o in un posto opportuno, che non richiama l'attenzione ma che a te serve da svegliarino dello spirito contemplativo, collochi il crocifisso, che per la tua anima e per la tua mente è il manuale da cui apprendi le lezioni di servizio.

Se ti decidi — senza singolarità, senza abbandonare il mondo, nel bel mezzo delle tue occupazioni abituali — ad avviarti per questi cammini contemplativi, ti sentirai immediatamente amico del Maestro, con il divino incarico di aprire i sentieri divini della terra a tutta l'umanità. Sì: con il tuo concreto lavoro contribuirai ad estendere il regno di Cristo in tutti i continenti. Una dopo l'altra si succederanno le ore di lavoro offerte per le nazioni lontane che si aprono alla fede, per i popoli orientali ai quali è barbaramente impedito di professare liberamente la religione, per i paesi di antica tradizione cristiana in cui sembra che la luce del Vangelo si sia offuscata e che le anime si dibattano nelle tenebre dell'ignoranza… In questo modo, che grande valore assume un'ora di lavoro, perseverare con impegno costante ancora per un po', qualche minuto ancora, per terminare tutto bene! Stai trasformando, in modo semplice e pratico, la contemplazione in apostolato, come un'imperiosa necessità del cuore che batte all'unisono con il dolcissimo e misericordioso Cuore di Gesù, Signore nostro.

Forse ti domandi: ma come farò a comportarmi sempre con questo spirito, a portare a termine con perfezione il mio lavoro professionale? La risposta non è mia, è di san Paolo: Vigilate, state saldi nella fede, comportatevi da uomini, siate forti. Tutto si faccia tra voi nella carità (1 Cor 16, 13-14). Fate tutto liberamente e per Amore: non date mai spazio alla paura o all'abitudinarismo; servite Dio nostro Padre.

Mi piace molto ripetere — perché ne ho buona esperienza — questi versi non eccelsi, ma molto espressivi: Mi vida es toda de amor / y, si en amor estoy ducho, / es por fuerza del dolor, / que no hay amante mejor / que aquél que ha sufrido mucho. (La mia vita è tutta d'amore / e, se in amore sono esperto, / è a forza di dolore, / perché non c'è amante migliore / di chi ha molto sofferto). Impégnati nei tuoi doveri professionali per Amore: porta tutto a buon fine per Amore, insisto, e potrai sperimentare — proprio perché ami, anche se devi assaporare l'amarezza dell'incomprensione, dell'ingiustizia, dell'ingratitudine e perfino dell'insuccesso umano — le meraviglie che il tuo lavoro produce. Frutti succosi, semi di eternità!

Per raggiungere questa meta, dobbiamo operare mossi dall'Amore, non come chi sopporta il peso di un castigo o di una maledizione: Tutto quello che fate in parole e opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre (Col 3, 17). Agendo in questo modo, porteremo a termine le nostre occupazioni con perfezione, riempiendo il tempo, come strumenti innamorati di Dio, consci della grande responsabilità che il Signore ha messo sulle nostre spalle e della fiducia che ripone in noi, nonostante la nostra debolezza personale. In ogni tua attività, dal momento che puoi contare sulla fortezza di Dio, devi comportarti come chi è mosso esclusivamente dall'Amore.

Ma non chiudiamo gli occhi davanti alla realtà, accontentandoci di una visione ingenua, superficiale, che ci faccia pensare di aver davanti un cammino facile, e che per percorrerlo siano sufficienti dei propositi sinceri e dei desideri ardenti di servire il Signore. Potete esserne sicuri: nel corso degli anni si presenteranno — magari prima di quanto si pensi — situazioni particolarmente dure, che richiederanno molto spirito di sacrificio e un più generoso distacco da se stessi. Coltiva pertanto la virtù della speranza e, audacemente, fa' tuo il grido dell'apostolo: Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà esser rivelata in noi (Rm 8, 18); medita con sicurezza e pace: che cosa sarà l'Amore infinito di Dio, riversato su questa povera creatura? È ormai il momento, in mezzo alle tue occupazioni abituali, di esercitare la fede, di risvegliare la speranza, di ravvivare l'amore; vale a dire, di rendere attive le tre virtù teologali, che ci spingono a sradicare subito, senza infingimenti, senza false coperture, senza giri di parole, gli equivoci nella nostra condotta professionale e nella nostra vita interiore.

Fratelli miei carissimi — è ancora la voce di san Paolo —, rimanete saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore (1 Cor 15, 58). Vedete? Nello svolgere il nostro compito, decisi a santificarlo, entra in gioco tutto un contesto di virtù: la fortezza, per perseverare nel lavoro, nonostante le naturali difficoltà, e per non lasciarsi mai vincere dal suo peso; la temperanza, per spendersi senza riserve superando la comodità e l'egoismo; la giustizia, per compiere i nostri doveri verso Dio, verso la società, la famiglia, i colleghi; la prudenza, per sapere in ogni circostanza che cosa conviene fare e metterci all'opera senza indugi… E tutto, insisto, per Amore, con il senso vivo e immediato della responsabilità del frutto del nostro lavoro, e della sua portata apostolica.

Le opere sono amore, non i bei ragionamenti, dice un proverbio, e non occorre aggiungere parole.

O Signore, concedici la tua grazia. Aprici la porta della bottega di Nazaret, affinché impariamo a contemplare Te, la tua santa Madre Maria e il santo patriarca Giuseppe — che tanto venero e amo —, tutti e tre dedicati a una vita di lavoro santo. I nostri poveri cuori si sentiranno scossi: ti cercheremo e ti troveremo nel lavoro quotidiano, che Tu vuoi che trasformiamo in opera di Dio, in opera d'Amore.

La virtù cristiana è più ambiziosa: ci spinge a mostrarci riconoscenti, affabili, generosi; a comportarci da amici leali e onesti, sia nei periodi favorevoli che nelle avversità; a rispettare le leggi e le legittime autorità; a rettificare con gioia quando ci accorgiamo di aver sbagliato nel modo di affrontare una questione. Soprattutto, se veramente siamo giusti, faremo fronte ai nostri impegni professionali, famigliari, sociali…, senza smancerie e senza sfoggio, lavorando sodo ed esercitando i nostri diritti, che sono anche doveri. Non credo alla giustizia dei fannulloni, perché con il loro 'dolce far niente' — come dicono nella mia cara Italia —, contravvengono — e talvolta gravemente — al primo e fondamentale principio di equità: quello del lavoro. Non dobbiamo dimenticare che Dio ha creato l'uomo ut operaretur (Gn 2, 15), perché lavorasse, e il bene del prossimo — la nostra famiglia, la nostra patria, tutta l'umanità — dipende anche dalla validità del nostro lavoro. Figli miei, che misera idea di giustizia hanno coloro che la riducono a una mera distribuzione di beni materiali!

Riferimenti alla Sacra Scrittura
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