Elenco di punti

Ci sono 3 punti in «Amici di Dio» il cui argomento è Servizio → accettazione gioiosa della Croce .

Se viviamo in questo modo, realizzeremo nel mondo un compito di pace; sapremo rendere amabile agli altri il servizio al Signore, perché Dio ama chi dona con gioia (2 Cor 9, 7). Il cristiano è uno dei tanti nella società; ma dal suo cuore traboccherà la gioia di chi si propone di realizzare, con l'aiuto costante della grazia, la Volontà del Padre. E nel fare ciò non si sente vittima, né in situazione di inferiorità, né coartato. Cammina a testa alta, perché è uomo e perché è figlio di Dio.

La nostra fede dà pieno rilievo a tutte queste virtù che nessuno dovrebbe trascurare di coltivare. Nessuno può superare il cristiano in umanità. Perciò chi segue Cristo è capace — non per merito proprio, ma per grazia di Dio — di comunicare a quanti lo circondano ciò che sovente intuiscono, ma non arrivano a comprendere: che la vera felicità, l'autentico servizio al prossimo, passano necessariamente attraverso il Cuore del nostro Redentore, perfectus Deus, perfectus homo.

Ricorriamo a Maria, Madre nostra, la creatura più eccelsa uscita dalle mani di Dio. Chiediamole di renderci uomini operatori di bene e che quelle virtù umane, intrecciandosi con la vita della grazia, si trasformino nell'aiuto più grande che possiamo dare a coloro che con noi lavorano nel mondo per la pace e la felicità di tutti.

Se vi richiamo queste forti verità, è per invitarvi ad esaminare attentamente i moventi del vostro comportamento, per rettificare ciò che deve essere rettificato, indirizzando tutto al servizio di Dio e degli uomini vostri fratelli. Badate che il Signore ci è passato accanto, ci ha guardato con affetto e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la sua grazia; grazia che ci è stata data in Gesù Cristo fin dall'eternità (2 Tm 1-9).

Purificate l'intenzione, svolgendo tutte le vostre occupazioni per amore verso Dio, abbracciando con gioia la croce di ogni giorno. L'ho ripetuto mille volte, perché ritengo che queste idee devono restare scolpite nel cuore dei cristiani: quando non ci limitiamo a tollerare e, invece, amiamo le contrarietà, il dolore fisico o morale, e lo offriamo a Dio in riparazione per i nostri peccati personali e per i peccati di tutti gli uomini, vi assicuro che allora la pena non opprime.

In questo caso non si porta una croce qualsiasi, si scopre la Croce di Cristo, con la consolazione di costatare che è il Redentore ad offrirsi di portarne il peso. Noi collaboriamo come Simone di Cirene che, mentre rientrava dal lavoro dei campi pensando al meritato riposo, si trovò costretto a porgere la spalla per aiutare Gesù (cfr Mc 15, 21). Essere il volontario Cireneo di Cristo, accompagnare così da vicino la sua dolente Umanità, ridotta a un cencio, per un'anima innamorata non è una disgrazia, comporta la certezza che Dio è vicino, e ci benedice con la sua chiamata.

Molto spesso parecchia gente mi ha commentato con stupore l'allegria che, grazie a Dio, i miei figli nell'Opus Dei hanno e diffondono. Dinanzi a questa evidenza, do sempre la stessa spiegazione, perché non ne conosco un'altra: il fondamento della loro felicità consiste nel non aver paura né della vita né della morte, nel non abbattersi nelle afflizioni, nello sforzo quotidiano di vivere con spirito di sacrificio, sempre disposti — nonostante la miseria e la debolezza personali — a non concedere nulla a se stessi, per rendere più agevole e gradevole agli altri il vivere da cristiani.

Mentre vi parlo, so che voi, alla presenza di Dio, cercate di esaminare la vostra condotta. Non è vero che la maggior parte dei dispiaceri che hanno inquietato la tua anima, delle tue mancanze di pace, derivano dal non aver corrisposto agli inviti divini; o meglio, derivano dal fatto che forse stavi percorrendo il sentiero degli ipocriti, perché ricercavi te stesso? Nel tristo tentativo di mantenere davanti a chi ti sta accanto la mera apparenza di un comportamento cristiano, nel tuo intimo rifiutavi di accettare la rinuncia, di mortificare le tue contorte passioni, di darti senza condizioni, con abnegazione, come Gesù Cristo.

Guardate che in questi momenti di meditazione davanti al Tabernacolo, non vi potete limitare ad ascoltare le parole che il sacerdote pronuncia come per materializzare l'orazione intima di ciascuno. Io ti porgo delle considerazioni, ti segnalo alcuni spunti, perché tu possa raccoglierli attivamente, rifletterci per tuo conto, e trasformarli in argomento di colloquio personalissimo e silenzioso fra Dio e te, in modo da applicarli poi alla tua attuale situazione e, con le luci che il Signore ti offre, poter distinguere nella tua condotta ciò che va dritto e ciò che ha preso una brutta strada, per rettificare con la sua grazia.

Ringrazia il Signore per tante opere buone che hai compiuto, disinteressatamente, perché puoi cantare con il salmista: Mi ha tratto dalla fossa della morte, dal fango della palude; i miei piedi ha stabilito sulla roccia, ha reso sicuri i miei passi (Sal 39, 3). Chiedigli inoltre perdono per le tue omissioni o per aver messo i piedi in fallo, quando ti sei cacciato nel deplorevole labirinto dell'ipocrisia, affermando di volere la gloria di Dio e il bene del tuo prossimo mentre in realtà onoravi te stesso… Sii audace, sii generoso, e digli… Mai più: mai più defraudare ulteriormente il Signore e l'umanità.

Riferimenti alla Sacra Scrittura
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