Elenco di punti

Ci sono 3 punti in «Amici di Dio» il cui argomento è Onestà, rettitudine  → virilità nel bene.

Nell'intimità personale e nel comportamento esterno, nel rapporto con gli altri, nel lavoro, tutti devono riuscire a mantenersi continuamente alla presenza di Dio, in un colloquio — un dialogo — che non si manifesta esternamente. O meglio, che normalmente non si esprime con suono di parole, ma si deve notare dall'impegno e dall'affettuosa diligenza che mettiamo nel portare bene a termine i nostri compiti, importanti o minuti che siano. Se non ci comportassimo con questa applicazione, saremmo poco coerenti alla nostra condizione di figli di Dio, perché avremmo sprecato le risorse che il Signore ci ha messo provvidenzialmente accanto per raggiungere lo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo (Ef 4, 13).

Durante la guerra civile spagnola, facevo frequenti viaggi per dedicarmi sacerdotalmente ai molti giovani che si trovavano al fronte. In una trincea ho ascoltato un dialogo che mi è restato molto impresso. Vicino a Teruel, un giovane soldato diceva di un altro, a quanto pare indeciso, pusillanime: «Quello non è un uomo tutto d'un pezzo!». Mi dispiacerebbe moltissimo che di taluni di noi si potesse legittimamente affermare che sono incoerenti; persone che assicurano di voler essere cristiani autentici, santi, ma che trascurano i mezzi, perché nel compiere i loro doveri non esprimono continuamente a Dio il loro affetto e il loro amore filiale. Se questo fosse il nostro modo di comportarci, neppure tu e io saremmo cristiani tutti d'un pezzo.

È vero che non bastano le condizioni personali: nessuno si salva senza la grazia di Cristo. Ma quando un uomo conserva e coltiva un principio di rettitudine, Dio gli appianerà il cammino; potrà diventare santo, perché sa vivere da galantuomo.

Forse avrete presenti altri esempi in certo senso opposti: tanti che si dicono cristiani — perché sono battezzati e ricevono i sacramenti — ma si rivelano sleali, falsi, ipocriti, superbi… E cadono a capofitto. Sembrano stelle che brillano un momento nel cielo, ma precipitano senza rimedio. Se accettiamo la responsabilità di essere suoi figli, vedremo che Dio ci vuole molto umani. La testa deve arrivare al cielo, ma i piedi devono poggiare saldamente per terra. Il prezzo per vivere da cristiani non è la rinuncia a essere uomini o la rinuncia allo sforzo per acquistare quelle virtù che alcuni posseggono anche senza conoscere Cristo. Il prezzo di ogni cristiano è il Sangue redentore di Gesù nostro Signore che ci vuole — ripeto — molto umani e molto divini, costanti nell'impegno quotidiano di imitare Lui, perfectus Deus, perfectus homo.

Quando un'anima si sforza di coltivare le virtù umane, il suo cuore è già molto vicino a Cristo. Il cristiano comprende che le virtù teologali — la fede, la speranza, la carità — e tutte le altre virtù che la grazia di Dio porta con sé, lo spingono a non trascurare mai le buone qualità che ha in comune con tanti uomini.

Le virtù umane — ripeto — sono il fondamento di quelle soprannaturali, le quali, a loro volta, danno sempre nuovo impulso ad agire come uomini di bene. Ma, in ogni caso, non basta il desiderio di possedere tali virtù, bisogna imparare a praticarle. Discite benefacere (Is 1, 17), imparate a fare il bene. Bisogna esercitarsi continuamente negli atti corrispondenti a tali virtù — con fatti di sincerità, di veracità, di equanimità, di serenità, di pazienza… —, perché le opere sono amore e non si può amare Dio solo a parole, ma coi fatti e nella verità (1 Gv 3, 18).

Riferimenti alla Sacra Scrittura
Riferimenti alla Sacra Scrittura