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Così si entra nel Canone, nel quale con filiale fiducia chiamiamo clementissimo nostro Padre Dio. Gli raccomandiamo la Chiesa e tutti coloro che sono nella Chiesa: il Papa, la nostra famiglia, i nostri amici e compagni. Poi il cattolico, con cuore universale, prega per tutto il mondo, perché nulla può restare escluso dal suo zelo generoso. E affinché la nostra richiesta sia accolta, facciamo presente la nostra familiarità e la nostra comunione con la gloriosa sempre Vergine Maria e con quel pugno di uomini che per primi seguirono Cristo e morirono per lui.

Quam oblationem… Si avvicina il momento della consacrazione. Adesso, nella Messa, Cristo agisce di nuovo, attraverso il sacerdote: Questo è il mio Corpo. Questo è il calice del mio Sangue. Gesù è con noi. Con la transustanziazione si rinnova l'infinita pazzia divina dettata dall'amore. Quando, tra poco, si ripeterà questo momento, parliamo con il Signore, ciascuno di noi, dicendogli senza parole che niente potrà separarci da Lui, che la sua disponibilità — inerme — a restare sotto le apparenze, così fragili, del pane e del vino ci ha convertiti a una schiavitù volontaria: Praesta meae menti de te vivere, et te illi semper dulce sapere (Adoro te devote), fa' che io sempre viva di te, e sempre gusti la dolcezza del tuo amore.

Ancora altre suppliche, perché noi uomini abbiamo un'inclinazione naturale a chiedere: per i nostri fratelli defunti, per noi stessi. E gli portiamo tutte le nostre infedeltà, le nostre miserie. Il peso è grande, ma Egli vuole portarlo per noi e con noi. Il Canone termina con un'altra invocazione alla Trinità Santissima: Per Ipsum et cum Ipso et in Ipso… per Cristo, con Cristo e in Cristo, nostro Amore, a te, Dio Padre Onnipotente, nell'unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli.

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