Vittoria

Imita la Vergine Santa: soltanto il pieno riconoscimento del nostro nulla può renderci preziosi agli occhi del Creatore.

Sono persuaso che Giovanni, l'Apostolo giovane, rimane accanto a Cristo sulla Croce perché la Madre lo attrae: tanto può l'Amore della Madonna!

Non otterremo mai l'autentica gioia soprannaturale e umana, il “vero” buonumore, se non imitiamo “davvero” Gesù; se non siamo umili, come Lui.

Il darsi sinceramente agli altri è di tale efficacia, che Dio lo premia con un'umiltà piena di allegria.

L'umiliazione, l'annientamento, il nascondersi e scomparire, devono essere totali, assoluti.

Umiltà sincera: che cosa potrà turbare lui che reputa diletto le ingiurie, poiché sa di non meritare altro trattamento?

Gesù mio: ciò che è mio è tuo, perché ciò che è tuo è mio, e ciò che è mio lo abbandono in Te.

Sei capace di passare per queste umiliazioni, che Dio ti chiede, in cose che non hanno importanza, che non offuscano la verità? — No?: allora non ami la virtù dell'umiltà!

La superbia intorpidisce la carità. — Chiedi ogni giorno al Signore — per te e per tutti — la virtù dell'umiltà, perché con gli anni la superbia aumenta, se non la si corregge in tempo.

C'è qualcosa di più antipatico di un bambino che si atteggia a uomo adulto? Di che simpatia potrà godere dinnanzi al suo Dio un poveruomo — un bambino —, che fa il grande, gonfio di superbia, convinto del proprio valore, che confida solo in sé stesso?

Certamente tu puoi dannarti. Ne sei giustamente convinto, perché nel tuo cuore ci sono i germi di ogni malvagità.

Però, se ti fai bambino davanti a Dio, questo fatto ti porterà a unirti a tuo Padre-Dio e a tua Madre Santa Maria. E, vedendoti bambino, San Giuseppe e il tuo Angelo Custode non ti lasceranno senza protezione.

— Abbi fede, fa' quello che puoi, penitenza e Amore!, e saranno Loro a mettere quello che manca.

Quanto costa vivere l'umiltà!, perché — afferma la saggezza popolare cristiana — “la superbia muore ventiquattr'ore dopo la morte della persona”.

Pertanto, quando — contrariamente a ciò che ti dice chi ha ricevuto grazia speciale da Dio per orientare la tua anima — pensi di aver ragione tu, convinciti che “non hai affatto ragione”.

Servire i bambini e dare loro formazione; assistere con affetto i malati.

Per farsi capire dalle anime semplici, bisogna umiliare l'intelligenza; per comprendere i poveri malati, bisogna umiliare il cuore. E così, messe in ginocchio l'intelligenza e la carne, è facile arrivare a Gesù, per il cammino sicuro della miseria umana, della propria miseria, che porta ad annullarsi, per lasciare che Dio costruisca sul nostro nulla.

Proposito: senza una vera necessità, non parlerò mai delle mie cose personali.

Sii grato al Signore per la sicurezza che Egli ti dà! Perché non è testardaggine: è luce di Dio, che ti fa sentire saldo, come sulla roccia, mentre altri, a cui tocca fare una parte ingrata — pur essendo molto buoni —, sembrano sprofondare nella sabbia…, privi del fondamento della fede.

Chiedi al Signore che le esigenze della virtù della fede si compiano nella tua vita e in quella di tutti.

Se io fossi fatto diversamente, se dominassi di più il mio temperamento, se ti fossi più fedele, Signore, in che modo meraviglioso ci aiuteresti!

Gli aneliti di riparazione, che tuo Padre Dio mette nella tua anima, saranno soddisfatti, se unisci la tua povera espiazione personale ai meriti infiniti di Gesù.

— Rettifica l'intenzione, ama il dolore in Lui, con Lui e per Lui.

Non sai se hai fatto progressi, né quanti… — A che ti servirebbe questo calcolo?…

— L'importante è che perseveri, che il tuo cuore arda di fuoco, che tu veda più luce e più ampio orizzonte…: che ti prodighi per le nostre intenzioni, che le intuisca — anche se non le conosci — e che per tutte preghi.

Digli: Gesù, non vedo neppure un fiore fresco nel mio giardino: tutti hanno difetti…, sembra che tutti abbiano perduto il colore e il profumo. Povero me! Prono nel letame, nella polvere: così. Questo è il posto adatto a me.

— In questo modo — umiliandoti —, Egli vincerà in te, e otterrai la vittoria.

Ti ho capito bene, quando concludevi: decisamente non arrivo quasi neppure all'altezza di un somarello…, del somarello che fu il trono di Gesù quando entrò in Gerusalemme: resto nel vile mucchietto di stracci sporchi, che perfino il più povero straccivendolo disprezza.

Ma ti ho fatto notare: eppure, il Signore ti ha scelto e vuole che tu sia suo strumento. Pertanto, il fatto — reale — di vederti così miserabile, deve diventare una ragione in più per essere grato a Dio della sua chiamata.

Il canto umile e gioioso di Maria, nel Magnificat, ci ricorda l'infinita generosità del Signore con quanti si fanno come bambini, con quanti si abbassano e sanno sinceramente di essere nulla.

È molto gradito a Dio il riconoscimento della sua bontà attraverso la recita di un Te Deum di ringraziamento, ogni volta che succede qualcosa di straordinario, senza badare se è — come dice il mondo — favorevole o avverso: perché, anche se il colpo di scalpello ferisce la carne, venendo dalle sue mani di Padre, è pur sempre una prova di Amore, che elimina le nostre spigolosità per avvicinarci alla perfezione.

Gli uomini, quando vogliono realizzare un certo lavoro, cercano di usare i mezzi appropriati.

Se io fossi vissuto secoli fa, avrei usato una penna d'oca per scrivere; oggi uso una penna stilografica.

Dio, invece, quando vuole compiere un'opera, sceglie mezzi sproporzionati, perché si veda — quante volte me lo avrai sentito dire! — che l'opera è sua.

Pertanto, tu e io, che conosciamo il peso enorme delle nostre miserie, dobbiamo dire al Signore: sebbene io sia miserabile, non dimentico di essere strumento divino nelle tue mani.

Dedicheremo tutte le aspirazioni della nostra vita — grandi e piccole — alla gloria di Dio Padre, di Dio Figlio, di Dio Spirito Santo.

— Ricordo con commozione il lavoro di quei brillanti universitari — due di ingegneria e due di architettura —, impegnati con gioia nell'istallazione materiale di una residenza di studenti. Non appena ebbero collocata la lavagna in un'aula, la prima cosa che scrissero quei quattro artisti fu: “Deo omnis gloria” — a Dio tutta la gloria.

— Lo so, Gesù, che ne provasti piacere.

Dovunque ti trovi, ricordati che il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e convinciti che chi vuole seguirlo non dovrà pretendere altra linea di condotta.

Dio ha su di noi, suoi figli, un diritto speciale: il diritto alla nostra corrispondenza al suo amore, nonostante i nostri errori personali. Questa convinzione, mentre ci impone una responsabilità, che non possiamo sfuggire, ci dà piena sicurezza: siamo strumenti nelle mani di Dio, strumenti su cui Egli conta ogni giorno e, per questo, ogni giorno, ci sforziamo di servirlo.

Il Signore si aspetta che gli strumenti facciano il possibile per essere ben disposti: e tu devi fare in modo che non manchi mai la tua buona disposizione.

Capisco che ogni Avemaria, ogni saluto alla Vergine, è un nuovo palpito di un cuore innamorato.

La nostra vita — di noi cristiani — deve essere molto usuale: cercare di far bene, tutti i giorni, le stesse cose che siamo obbligati a vivere; realizzare nel mondo la nostra missione divina, compiendo il piccolo dovere di ogni istante.

— O, meglio: sforzandoci di compierlo, perché, a volte, non ci riusciremo e, alla sera, nell'esame, dovremo dire al Signore: non ti offro virtù; oggi ti posso offrire solo difetti, ma — con la tua grazia — arriverò a dichiararmi vincitore.

Desidero di tutto cuore che, per la misericordia di Dio, Egli — nonostante i tuoi peccati (mai più offendere Gesù!) — ti faccia “vivere abitualmente la vita felice di amare la sua Volontà”.

Nel servizio di Dio, non ci sono mansioni di scarso rilievo: tutte sono molto importanti.

— L'importanza della mansione dipende dal livello spirituale di chi la svolge.

Non ti rallegra la sicura certezza che Dio si interessa perfino delle cose più piccole che riguardano le sue creature?

Dichiaragli di nuovo che vuoi efficacemente essere suo: oh, Gesù, aiutami, fammi tuo per davvero: che io arda e mi consumi, a forza di piccole cose, non notate da nessuno.

Santo Rosario. — Le gioie, i dolori e le glorie della vita della Vergine intessono una corona di lodi, ininterrottamente ripetute dagli Angeli e dai Santi del Cielo…, e da chi ama nostra Madre qui sulla terra.

— Pratica quotidianamente questa devozione santa, e diffondila.

Il battesimo ci rende “fideles” — fedeli, parola che, come l'altra, “sancti” — santi, i primi seguaci di Gesù usavano per indicarsi tra di loro, e che ancor oggi è in uso: si parla dei “fedeli” della Chiesa.

— Pensaci!

Dio non si lascia superare in generosità, e — tienilo per certo! — concede la fedeltà a chi gli si arrende.

Sii esigente con te stesso, senza paura. Nella loro vita nascosta, molte anime fanno così, perché brilli solo il Signore.

Vorrei che tu e io reagissimo come quella persona — che voleva essere tutta di Dio — nella festa della Sacra Famiglia, che allora si celebrava durante l'ottava dell'Epifania.

— “Non mi mancano piccole croci. Una di ieri — mi è costata, fino alle lacrime — mi ha fatto riflettere, oggi, che San Giuseppe, mio Padre e Signore, e mia Madre Santa Maria non hanno voluto lasciare "il loro bambino" senza il regalo dell'Epifania. E il regalo mi è servito di luce per riconoscere la mia ingratitudine verso Gesù, a causa della poca corrispondenza alla grazia, e l'enorme errore che commetto nell'oppormi, con il mio comportamento grossolano, alla Santissima Volontà di Dio che mi vuole come suo strumento”.

Quando le sante donne giunsero al sepolcro, si avvidero che la pietra era stata rimossa.

Succede sempre così!: quando ci decidiamo a fare ciò che dobbiamo, le difficoltà si superano facilmente.

Convinciti che, se non impari a obbedire, non sarai efficace.

Quando ricevi un ordine, nessuno ti superi nel saper obbedire!, sia che faccia caldo o freddo, che te la senta o che sia stanco, che tu sia giovane o non più tanto.

Una persona che “non sa obbedire”, non imparerà mai a comandare.

Sciocchezza madornale se il Direttore si accontenta che un'anima dia quattro, quando può dare dodici.

Tu devi obbedire — o devi comandare — mettendoci sempre molto amore.

Io vorrei — aiutami con la tua preghiera — che, nella Santa Chiesa, ci sentissimo tutti membra di un solo corpo, come ci chiede l'Apostolo; e vivessimo a fondo, senza indifferenze, le gioie, le tribolazioni, l'espansione della nostra Madre, una, santa, cattolica, apostolica, romana.

Vorrei che vivessimo l'identità degli uni con gli altri, e di tutti con Cristo.

Persuaditi, figliolo, che disunirsi, nella Chiesa, è morire.

Chiedi a Dio che nella Santa Chiesa, nostra Madre, i cuori di tutti siano, come nella primitiva cristianità, un solo cuore, perché fino alla fine dei secoli si compiano davvero le parole della Scrittura: “Multitudinis autem credentium erat cor unum et anima una” — la moltitudine dei fedeli aveva un cuore solo e un'anima sola.

— Ti parlo molto sul serio: che per causa tua non venga lesa questa santa unità. Portalo alla tua orazione!

La fedeltà al Romano Pontefice implica un obbligo chiaro e determinato: conoscere il pensiero del Papa, espresso nelle Encicliche o in altri documenti, e fare quanto è in noi perché tutti i cattolici diano ascolto al magistero del Santo Padre, e adeguino a questi insegnamenti il loro agire nella vita.

Chiedo ogni giorno, con tutto il cuore, che il Signore ci conceda il dono delle lingue. Un dono delle lingue che non consiste nella conoscenza di vari idiomi, ma nel sapersi adattare alle capacità di chi ascolta.

— Non si tratta di “parlare sciocco perché il volgo intenda”, bensì di parlare da sapiente, da cristiano, ma in modo accessibile a tutti.

— Questo è il dono delle lingue che chiedo al Signore e alla sua Madre benedetta per i suoi figli.

La malizia di alcuni e l'ignoranza di molti: ecco il nemico di Dio, della Chiesa.

— Confondiamo il malvagio, illuminiamo l'intelligenza dell'ignorante… Con l'aiuto di Dio, e con il nostro sforzo, salveremo il mondo.

Dobbiamo fare in modo che, in tutte le attività intellettuali, vi siano persone rette, di autentica coscienza cristiana, dalla vita coerente, che impieghino le armi della scienza al servizio dell'umanità e della Chiesa.

Perché non mancheranno mai nel mondo, come accadde quando Gesù venne sulla terra, nuovi Erodi che cerchino di sfruttare le conoscenze scientifiche, persino falsandole, per perseguitare Cristo e quanti sono di Cristo.

Che grande lavoro ci attende!

Nel tuo lavoro di anime — lavoro di anime deve essere ogni tua occupazione —, riempiti di fede, di speranza, di amore, perché tutte le difficoltà si superano.

Per confermarci in questa verità, il salmista ha scritto: “Et Tu, Domine, deridebis eos: ad nihilum deduces omnes gentes” — Tu, Signore, ti burlerai di loro: li ridurrai in niente.

Queste parole ratificano il “non praevalebunt” — i nemici di Dio non prevarranno: non hanno potere alcuno contro la Chiesa e contro quanti — strumenti di Dio — servono la Chiesa.

La nostra Santa Madre Chiesa, in magnifica espansione di amore, va spargendo la semente del Vangelo per tutto il mondo. Da Roma alla periferia.

— Collaborando a questa espansione, per l'orbe intero, porta al Papa la periferia, perché tutta la terra sia un solo gregge e un solo Pastore: un solo apostolato!

Regnare Christum volumus!” — vogliamo che Cristo regni. “Deo omnis gloria!” — a Dio tutta la gloria.

Questo ideale di combattere — e vincere — con le armi di Cristo, si farà realtà solamente per mezzo dell'orazione e del sacrificio, della fede e dell'Amore.

— Forza, dunque…, a pregare, e credere, e soffrire, e Amare!

Il lavoro della Chiesa, ogni giorno, è come un grande arazzo, che offriamo al Signore, perché tutti noi battezzati siamo Chiesa.

— Se adempiamo il nostro compito — con fedeltà e dedizione — questo grande arazzo sarà bello e senza difetti. — Se però qualcuno allenta un filo qua, un altro là, un altro dall'altra parte…, invece di un bell'arazzo avremo uno straccio ridotto a brandelli.

Perché non ti decidi a fare una correzione fraterna? — Si soffre nel riceverla, perché umiliarsi costa, almeno all'inizio. Ma, farla, costa sempre. Tutti lo sanno perfettamente.

L'esercizio della correzione fraterna è il miglior modo di aiutare, dopo la preghiera e il buon esempio.

Per la fiducia che Egli ripone in te, avendoti chiamato nella Chiesa, devi avere la misura, la serenità, la fortezza, la prudenza — umana e soprannaturale — della persona matura, che molti acquistano col passare degli anni.

Non dimenticare che cristiano significa, come abbiamo imparato nel Catechismo, uomo — donna — che possiede la fede di Cristo.

Vuoi essere forte? — Per prima cosa, renditi conto che sei molto debole; e, poi, confida in Cristo, che è Padre e Fratello e Maestro, e che ci rende forti, dandoci i mezzi per vincere: i sacramenti. Vivili!

Ti capivo bene quando mi confidavi: voglio lasciarmi imbevere dalla liturgia della Messa.

Valore della pietà nella Santa Liturgia!

Non mi meravigliò affatto il commento di una persona che giorni fa parlava di un sacerdote esemplare, morto di recente: che santo era!

— Lei lo conosceva bene?, gli domandai.

— No — mi rispose —, ma una volta l'ho visto celebrare la Santa Messa.

Tu che ti dici cristiano, devi vivere la Santa Liturgia della Chiesa, mettendo vero interesse nel pregare e mortificarti per i sacerdoti — specialmente per i nuovi sacerdoti —, nei giorni indicati per questa intenzione, e quando sai che ricevono il Sacramento dell'Ordine.

Offri l'orazione, l'espiazione e l'azione per questo fine: “Ut sint unum!” — perché tutti noi cristiani abbiamo una sola volontà, un solo cuore, un solo spirito: perché “omnes cum Petro ad Iesum per Mariam!” — tutti, ben uniti al Papa, andiamo a Gesù, per mezzo di Maria.

Mi domandi, figlio mio, che cosa puoi fare perché io sia veramente contento di te.

— Se il Signore è soddisfatto di te, lo sono anch'io. E tu puoi sapere se Egli è contento di te, dalla pace e dalla gioia nel tuo cuore.

Caratteristica evidente di un uomo di Dio, di una donna di Dio, è la pace della sua anima: ha “la pace” e dà la pace alle persone che frequenta.

Abìtuati a rispondere alle sassate dei poveri “odiatori” con una sassaiola di Avemarie.

Non ti preoccupare se il tuo lavoro adesso sembra sterile. Quando la semina è di santità, non va perduta; altri raccoglieranno il frutto.

Anche se ottieni poche luci nell'orazione, anche se ti sembra stentata, arida…, devi considerare, con sguardo sempre nuovo e sicuro, la necessità di perseverare in tutti i particolari della tua vita di pietà.

Ti rincuoravi dinanzi alle difficoltà dell'apostolato, pregando così: “Signore, Tu sei sempre lo stesso. Dammi la fede di quegli uomini che seppero corrispondere alla tua grazia e che operarono — nel tuo Nome — grandi miracoli, veri prodigi…”. — E concludevi: “So che lo farai; ma so anche che vuoi che te lo chiediamo, che vuoi che ti cerchiamo, che bussiamo con forza alle porte del tuo Cuore”.

— Alla fine, rinnovasti la decisione di perseverare nell'orazione umile e fiduciosa.

Quando ti vedi afflitto…, e anche nell'ora del trionfo, ripeti: Signore, non lasciarmi, non abbandonarmi, aiutami come una creatura inesperta, portami sempre per mano!

Aquae multae non potuerunt exstinguere caritatem!” — la violenza delle acque non ha potuto spegnere il fuoco della carità. — Ti offro due interpretazioni di queste parole della Sacra Scrittura. — La prima: la moltitudine dei tuoi peccati passati — e tu ne sei ben pentito — non ti separerà dall'Amore del nostro Dio; e l'altra: le acque dell'incomprensione, delle contrarietà, che forse patisci, non dovranno interrompere il tuo lavoro apostolico.

Portare a termine!, portare a termine! — Figlio mio, “qui perseveraverit usque in finem, hic salvus erit” — si salverà chi persevera sino alla fine.

— E noi figli di Dio abbiamo a disposizione i mezzi, e tu anche!: completeremo il tetto, perché tutto possiamo in Colui che ci conforta.

— Con il Signore non ci sono cose impossibili: si superano sempre.

A volte il futuro immediato si presenta pieno di preoccupazioni, se perdiamo la visione soprannaturale degli avvenimenti.

— Quindi, figlio mio, ancora una volta, fede…, e più opere. Così è certo che nostro Padre-Dio continuerà a risolvere i tuoi problemi.

La provvidenza ordinaria è un miracolo continuo, ma… Egli impiegherà mezzi straordinari, quando sia necessario.

L'ottimismo cristiano non è ottimismo dolciastro, e neppure la fiducia umana che tutto andrà bene.

È un ottimismo che affonda le sue radici nella coscienza della libertà e nella sicurezza del potere della grazia; un ottimismo che porta a essere esigenti con noi stessi, a sforzarci per corrispondere in ogni momento alle chiamate di Dio.

Il giorno del trionfo del Signore, della sua Risurrezione, è definitivo. Dove sono i soldati che le autorità avevano messo di guardia? Dove sono i sigilli che erano stati posti sulla pietra del sepolcro? Dove sono coloro che condannarono il Maestro? Dove sono quelli che crocifissero Gesù?… Di fronte alla sua vittoria, avviene la grande fuga di quei poveri miserabili.

Riémpiti di speranza: Gesù Cristo vince sempre.

Se cerchi Maria, “necessariamente” troverai Gesù, e apprenderai — con profondità sempre maggiore — che cosa c'è nel Cuore di Dio.

Quando ti appresti a fare un lavoro apostolico, applica a te stesso quello che diceva un uomo che cercava Dio: “Oggi comincio a predicare un corso di esercizi per sacerdoti. Dio voglia che ne ricaviamo molto frutto: io, per primo!”.

— E più tardi: “Sono trascorsi vari giorni di esercizi. I partecipanti sono centoventi. Spero che il Signore faccia un buon lavoro nelle nostre anime”.

Figliolo, vale la pena che tu sia umile, ubbidiente, leale, che ti impregni dello spirito di Dio, per portarlo — dal posto che occupi, dal tuo luogo di lavoro — a tutte le genti che popolano il mondo!

In guerra, servirebbe ben poco il coraggio dei soldati che fronteggiano il nemico, se non vi fossero altre persone che senza prendere parte, in apparenza, al combattimento, forniscono munizioni e viveri e medicinali ai combattenti…

— Senza la preghiera e il sacrificio di tante anime, non ci sarà vero apostolato di azione.

Il potere di fare miracoli! Quante anime morte, e persino in putrefazione, risusciterai, se permetti a Cristo di agire dentro di te.

In quei tempi, narrano i Vangeli, il Signore passava ed essi, i malati, lo invocavano e lo cercavano. Anche ora, con la tua vita cristiana, è Gesù che passa e, se tu lo assecondi, quanti potranno conoscerlo, invocarlo, chiedergli aiuto, e si apriranno loro gli occhi alle luci meravigliose della grazia.

Ti ostini ad andare a tuo modo, e il tuo lavoro è sterile.

Obbedisci, sii docile: infatti, come è necessario mettere ogni rotella di una macchina al suo posto (altrimenti si ferma, o se ne deformano i pezzi; e di certo non rende, o il suo rendimento è molto scarso), così anche un uomo o una donna, tolti dal loro campo di azione, saranno più un ostacolo che uno strumento di apostolato.

L'apostolo non ha altro fine che lasciare agire il Signore, rendersi disponibile.

Anche i primi Dodici erano stranieri nelle regioni che evangelizzavano, e incappavano in persone che costruivano il mondo su basi diametralmente opposte alla dottrina di Cristo.

— Guarda: aldilà di queste circostanze avverse, si sapevano depositari del messaggio divino della Redenzione. E l'Apostolo esclama: “Guai a me se non predicassi il Vangelo!”.

L'efficacia corredentrice, eterna!, delle nostre vite può realizzarsi solo con l'umiltà, scomparendo, perché gli altri scoprano il Signore.

I figli di Dio debbono essere, nella loro azione apostolica, come certe potenti centrali elettriche: riempiranno il mondo di luce, senza che se ne veda la fonte.

Gesù dice: “Chi ascolta voi ascolta me”.

— Credi ancora che siano le tue parole a convincere gli uomini?… Inoltre, non dimenticare che lo Spirito Santo può avvalersi per i suoi piani dello strumento più inetto.

Come si attagliano mirabilmente ai figli di Dio queste parole di Sant'Ambrogio! Parla del somarello legato all'asina, di cui Gesù aveva bisogno per il suo trionfo, e commenta: “Solo un ordine del Signore poteva scioglierlo. Lo slegarono le mani degli Apostoli. Per un fatto del genere, si richiedono un modo di vivere e una grazia speciale. Sii anche tu apostolo, per poter liberare quelli che sono prigionieri”.

— Consentimi di aggiungere un commento a questo testo: quante volte, per mandato di Gesù, dovremo sciogliere i legami delle anime, perché Egli ne ha bisogno per il suo trionfo! Siano di apostolo le nostre mani, e le nostre azioni, e la nostra vita… Allora Dio ci darà anche grazia di apostolo, per rompere i ceppi degli incatenati.

Non possiamo mai attribuire a noi stessi il potere di Gesù, che passa in mezzo a noi. Il Signore passa, e trasforma le anime, quando noi ci mettiamo tutti vicino a Lui, con un solo cuore, con un solo sentire, con un solo desiderio di essere buoni cristiani: però è Lui, non tu, né io. È Gesù che passa!

— E, inoltre, Egli rimane nei nostri cuori — nel tuo e nel mio! —, e nei nostri tabernacoli.

— È Gesù che passa, e Gesù che rimane. Rimane in te, in ciascuno di voi e in me.

Il Signore ha voluto farci corredentori con Lui.

Per questo, per aiutarci a comprendere questa cosa meravigliosa, muove gli evangelisti a narrare tanti grandi prodigi. Egli poteva trarre il pane da dove voleva…, e invece no! Cerca la cooperazione umana: ha bisogno di un bambino, di un ragazzo, di qualche pezzo di pane e di qualche pesce.

— Ha bisogno di te e di me, ed è Dio! — Questo ci deve spingere a essere generosi, nella nostra corrispondenza alle sue grazie.

Se lo aiuti, anche se con un nonnulla, come fecero gli Apostoli, Egli è disposto a operare miracoli, a moltiplicare i pani, a cambiare le volontà, a dar luce alle intelligenze più ottenebrate, a far sì — con una grazia straordinaria — che siano capaci di rettitudine quelli che non lo sono mai stati.

Tutto questo… e più ancora, se lo aiuti con quello che hai.

Gesù è morto. È cadavere. Le sante donne non speravano più nulla. Avevano visto come era stato maltrattato e come era stato crocifisso: com'era ben presente ai loro occhi la violenza della Passione sofferta!

Sapevano anche che i soldati custodivano il luogo, sapevano che il sepolcro era completamente chiuso: chi ci toglierà la pietra dell'ingresso?, si domandavano, perché era un enorme masso. Tuttavia…, nonostante tutto, accorrono per stare con Lui.

Guarda, le difficoltà — grandi e piccole — si vedono subito…, però, se c'è amore, non ci si ferma agli ostacoli, e si procede con audacia, con decisione, con coraggio: non ammetti di provare vergogna nel contemplare lo slancio, l'intrepido coraggio di queste donne?

Maria, tua Madre, ti porterà all'Amore di Gesù. E lì starai “cum gaudio et pace” — con gioia e pace, sempre “portato” — perché da solo cadresti e ti copriresti di fango — a grandi passi, per credere, per amare e per soffrire.

Riferimenti alla Sacra Scrittura
Riferimenti alla Sacra Scrittura
Riferimenti alla Sacra Scrittura
Riferimenti alla Sacra Scrittura
Riferimenti alla Sacra Scrittura
Riferimenti alla Sacra Scrittura
Riferimenti alla Sacra Scrittura
Riferimenti alla Sacra Scrittura
Riferimenti alla Sacra Scrittura
Riferimenti alla Sacra Scrittura
Riferimenti alla Sacra Scrittura
Riferimenti alla Sacra Scrittura
Riferimenti alla Sacra Scrittura
Riferimenti alla Sacra Scrittura
Riferimenti alla Sacra Scrittura
Riferimenti alla Sacra Scrittura
Riferimenti alla Sacra Scrittura
Questo capitolo in altre lingue