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Il sacerdozio dei presbiteri, pur presupponendo i Sacramenti dell'iniziazione cristiana, viene conferito da quel particolare Sacramento per il quale i presbiteri, in virtù dell'unzione dello Spirito Santo, sono marcati da uno speciale carattere che li configura a Cristo Sacerdote, in modo da poter agire in nome di Cristo, Capo della Chiesa (Presbyterorum ordinis, 2). La Chiesa è così: non per capriccio di uomini, ma per espressa volontà di Gesù Cristo che ne è il Fondatore. Il sacrificio e il sacerdozio sono, per ordinamento divino, talmente collegati, da coesistere insieme in ogni legge, l'antica e la nuova Alleanza. Avendo dunque la Chiesa cattolica ricevuto nel Nuovo Testamento, per istituzione del Signore, il sacrificio visibile dell'Eucaristia, si deve anche confessare che c'è in essa un nuovo sacerdozio, visibile ed esterno, nel quale fu trasferito l'antico (CONCILIO DI TRENTO, doctr. De sacramento ordinis, cap. I [DS 1764]).

In chi riceve l'Ordine sacro, il sacerdozio ministeriale viene ad aggiungersi al sacerdozio comune di tutti i fedeli. Pertanto, mentre sarebbe errato sostenere che un sacerdote è più cristiano di un fedele qualsiasi, è lecito affermare invece che è più sacerdote: egli appartiene, come ogni altro cristiano, al popolo sacerdotale che Cristo ha redento, ed è, in più, contrassegnato con il carattere del sacerdozio ministeriale, che differisce essenzialmente, e non solo di grado (Lumen gentium, 10), dal sacerdozio comune dei fedeli.

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