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Nella Chiesa c'è diversità di ministeri, ma il fine è uno solo: la santificazione degli uomini. E a questo compito partecipano in qualche modo tutti i cristiani, per il carattere ricevuto con i Sacramenti del battesimo e della cresima. Tutti dobbiamo sentirci responsabili di questa missione della Chiesa, che è la stessa missione di Cristo. Chi non sente zelo per la salvezza delle anime, chi non cerca con tutte le sue forze di far sì che il nome e la dottrina di Cristo siano conosciuti e amati, non potrà comprendere l'apostolicità della Chiesa.

Un cristiano passivo non ha ancora capito ciò che Cristo chiede a tutti noi. Un cristiano che pensi ai «fatti suoi», trascurando la salvezza degli altri, non ama con il Cuore di Gesù. L'apostolato non è missione esclusiva della Gerarchia, né dei sacerdoti o dei religiosi. Il Signore ci chiama tutti a essere strumenti, con l'esempio e la parola, di quella fonte di grazia che balza fino alla vita eterna.

Ogni volta che leggiamo gli Atti degli Apostoli, ci commuoviamo di fronte all'audacia, alla fede nella loro missione e alla gioia, in mezzo ai sacrifici, dei discepoli di Cristo. Non cercano le folle. E anche se le folle vengono, essi si rivolgono a ogni anima in concreto, a ogni uomo, uno per uno: Filippo, all'etiope (cfr At 8, 26-40); Pietro, al centurione Cornelio (cfr At 10, 1-48); Paolo, a Sergio Paolo (cfr At 13, 6-12).

Avevano imparato dal Maestro. Ricordatevi di quella parabola degli operai che attendevano lavoro in mezzo alla piazza del villaggio. Quando, a giorno inoltrato, arriva il padrone della vigna, si accorge che c'è ancora gente con le mani in mano: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? (Mt 20, 6). Perché nessuno ci ha assoldati (Mt 20, 7), rispondono. Questo non deve accadere nella vita del cristiano; non deve esserci nessuno al suo fianco che possa affermare di non aver mai udito parlare di Cristo, perché nessuno glielo ha annunciato.

Gli uomini pensano spesso che nulla impedisca loro di fare a meno di Dio. Si sbagliano. Anche se non lo sanno, giacciono come il paralitico della piscina probatica: incapaci di muoversi verso le acque che salvano, verso la dottrina che riempie l'anima di gioia. La colpa è, molte volte, dei cristiani; quelle persone potrebbero infatti ripetere: Hominem non habeo (Gv 5, 7), non ho nessuno che mi aiuti. Ogni cristiano deve essere apostolo, perché Dio, pur non avendo bisogno di nessuno, tuttavia ha bisogno di noi. Conta su di noi perché ci dedichiamo a diffondere la sua dottrina di salvezza.

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