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Quando san Paolo allude a questo mistero, prorompe anche lui in un inno di giubilo che oggi possiamo assaporare attentamente: Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte in croce (Fil 2, 5-8).

Gesù, nostro Signore, ci propone con frequenza l'esempio della sua umiltà: Imparate da me, che sono mite e umile di cuore (Mt 11, 29). Così tu e io impariamo che non c'è un altro cammino, perché solo la sincera conoscenza del nostro nulla ha la forza di attirare su di noi la grazia divina. Per noi Gesù venne a soffrire la fame e a dare cibo, venne a soffrire la sete e a dare da bere, venne rivestito della nostra mortalità e a rivestirci dell'immortalità, venne povero per farci ricchi (SANT'AGOSTINO, Enarrationes in Psalmos, 49, 19 [PL 36, 577]).

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