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Succede, peraltro, che alcuni — che pure sono buoni, o meglio, bonaccioni — assicurino a parole di voler diffondere il bell'ideale della fede, ma in pratica si rassegnino a un comportamento professionale superficiale, trascurato: sembrano teste sventate. Se ci imbattiamo in questo tipo di cristiani a parole, dobbiamo aiutarli con affetto e con chiarezza; e ricorrere, se necessario, al rimedio evangelico della correzione fraterna: Qualora uno venga sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con dolcezza. E vigila su te stesso, per non cadere anche tu in tentazione. Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo (Gal 6, 1-2). E se coloro che fanno del cattolicesimo una professione sono inoltre persone di età più matura, di una certa esperienza, o svolgono compiti di più spiccata responsabilità, allora a maggior ragione dobbiamo parlare, dobbiamo cercare di farli reagire, perché prendano sul serio la loro vita di lavoro, orientandoli come un padre buono, come un maestro, senza umiliare.

È di grande stimolo meditare con calma il comportamento di san Paolo: Sapete infatti come dovete imitarci: poiché non abbiamo vissuto oziosamente fra voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato con fatica e sforzo notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi… E infatti, quando eravamo presso di voi, vi demmo questa regola: chi non vuol lavorare, neppure mangi (2 Ts 3, 7-10).

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