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Gesù aveva lavorato molto il giorno prima e, quando intraprese il cammino, ebbe fame. Spinto da questo bisogno, si dirige verso quel fico che, là discosto, presenta uno splendido fogliame. San Marco informa che non era quella la stagione dei fichi (Mc 11, 13); ma il Signore si avvicina ugualmente, sapendo benissimo che non ne avrebbe trovati. Tuttavia, costatando la sterilità dell'albero, pur nell'apparente fecondità segnalata dall'abbondanza di foglie, ordina: Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti! (Mc 11, 14).

È duro, certamente! Mai più da te nasca frutto! Come saranno rimasti stupefatti i discepoli, tanto più sapendo che era la sapienza di Dio a parlare! Gesù maledice l'albero perché ha trovato soltanto l'apparenza della fecondità, il fogliame. Impariamo così che non ci sono scuse per l'inefficacia. Si sente dire: non ho la preparazione sufficiente… Non ci sono scuse! Oppure: ma… la malattia, ma… non ho grandi capacità, ma… le circostanze non sono favorevoli, ma… l'ambiente… Nemmeno queste scuse hanno valore. Guai a chi si adorna del fogliame di un falso apostolato, a chi ostenta la frondosità di una vita apparentemente feconda, senza sinceri propositi di produrre frutto! Chi si muove, chi organizza, chi inventa soluzioni sempre nuove, sembra utilizzare bene il tempo… Ma è improduttivo. Nessuno si alimenterà delle sue opere, perché sono senza sostanza soprannaturale.

Chiediamo al Signore che faccia di noi anime disposte a lavorare con eroismo fecondo. Perché sono molti sulla terra coloro che, alle creature che li avvicinano, offrono soltanto foglie: grandi, lustre e splendenti. Fogliame, solo fogliame, e nient'altro. E le anime ci guardano con la speranza di saziare la loro fame, che è fame di Dio. Non possiamo dimenticare che abbiamo a disposizione tutti i mezzi: la dottrina sufficiente e la grazia del Signore, nonostante le nostre miserie.

Riferimenti alla Sacra Scrittura
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