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Consentitemi di ribadirvi ancora una volta il cammino che Dio si attende che ciascuno di noi percorra, avendoci chiamato a servirlo in mezzo al mondo, per santificare e santificarci per mezzo delle occupazioni abituali. Con un formidabile buon senso, ma pieno di fede, san Paolo ricordava che nella legge di Mosè sta scritto: Non metterai la museruola al bue che trebbia (Dt 25, 4). E si domandava: Forse Dio si dà pensiero dei buoi? Oppure lo dice proprio per noi? Certamente fu scritto per noi. Perché colui che ara deve arare nella speranza di avere la sua parte, come il trebbiatore trebbiare nella stessa speranza (1 Cor 9, 9-10).

La vita cristiana non va mai ridotta a un opprimente intrico di doveri, che sottopone l'anima a un'esasperata tensione; si modella sulle circostanze personali come il guanto sulla mano, e richiede che nelle nostre occupazioni abituali, grandi o piccole che siano, per mezzo dell'orazione e della mortificazione, non si perda mai il punto di mira soprannaturale. Ricordate che Dio ama appassionatamente le sue creature, e come potrà l'asinello lavorare se non gli si dà da mangiare, se non può disporre di un po' di tempo per ritemprare le forze, o se si spezza il suo vigore con troppe bastonate? Il tuo corpo è come un asinello — e un asinello è stato il trono di Dio nell'ingresso a Gerusalemme — che ti porta in groppa per i cammini divini della terra: bisogna moderarlo perché non ci porti fuori del sentiero di Dio, e incoraggiarlo perché il suo trotto abbia tutta l'allegria e tutto il brio di cui un giumento è capace.

Riferimenti alla Sacra Scrittura
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