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Vi ricordo che se siete sinceri, se vi mostrate quali siete, se vi divinizzate sul fondamento dell'umiltà e non della superbia, voi e io ci sentiremo sicuri in ogni ambiente; potremo chiamarci vincitori e parlare soltanto di vittorie: vittorie interiori dell'amore di Dio, che danno la serenità, la felicità dell'anima, la comprensione.

L'umiltà ci spingerà a compiere grandi lavori, ma a condizione di non perdere la consapevolezza della nostra pochezza, la convinzione della nostra perenne indigenza. Ammetti senza esitazioni di essere un servitore che deve compiere numerosi servizi. Non ti vantare di essere chiamato figlio di Dio — riconosciamo la grazia, ma non dimentichiamo la nostra natura —; non ti inorgoglire se hai servito bene, perché hai fatto quello che dovevi fare. Il sole compie il suo corso, la luna obbedisce, gli angeli eseguono le loro missioni. Lo strumento eletto dal Signore per i Gentili dice: «Sono l'infimo degli Apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato Apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio» (…) Tanto meno noi pretendiamo d'esser elogiati per noi stessi (SANT'AMBROGIO, Expositio Evangelii secundum Lucam, 8, 32 [PL 15, 1774]), e cioè per i nostri miseri meriti.

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